Federazioni Italiane

E’ l’Election Day FIGC: Tavecchio pronto al rush finale contro Albertini.

Come Sporteconomy abbiamo tenuto una posizione “pro Tav”, perchè siamo intimamente “liberali” e non ci piacciono le imboscate, i messaggi in codice, le prevaricazioni, le persecuzioni personali. Perchè, nei confronti di Carlo Tavecchio (avversario di Demetrio Albertini per la poltrona di presidente federale), questo è successo, un’ora dopo la pronuncia dell’infausta frase sui “mangia-banane”.

Avendo Tavecchio oltre il 70 per cento dei consensi, per abbatterlo c’era solo un metodo: la “macchina del fango”. Che, puntualmente, è arrivata da ogni dove e su ogni mezzo possibile e immaginabile. Decontestualizzando frasi del presente e del passato, facendolo passare per un cretino patentato, o, come ho letto su un giornale a tiratura nazionale, nei giorni scorsi, anche per un “animale”. Abbiamo visto il peggio che potevamo vedere in meno di un mese. Quello che non abbiamo visto invece è stato un confronto leale, tra avversari sì, ma che hanno a cuore il futuro di questo bellissimo prodotto che è il calcio.
Perchè non abbiamo visto questo confronto leale? Perchè in Italia quando sei più forte, a torto o a ragione, l’altro, il cosiddetto avversario (o peggio ancora i suoi alleati) non ci stanno e allora vai con la “macchina del fango”. L’obiettivo è distruggerti, sperando che ti ritiri spontaneamente, ma sarebbe meglio dire “spintaneamente”, sotto i colpi dei titoli ad effetto sui giornali, con il fiato sul collo dell’opinione pubblica e magari della politica (che spergiura di essere autonoma rispetto allo sport, ma fa di tutto per dimostrare il contrario).
Veramente a Tavecchio gliele hanno dette di tutte, ma soprattutto scritte. Non so con quale faccia i giornalisti che l’hanno “sfondato” (ed è un eufemismo) potranno, un secondo dopo l’eventuale vittoria, chiedere, con educazione, di fargli una domanda. Perchè non hanno raccontato per cronaca cosa stava accadendo, ma loro stessi hanno fatto il “tifo” per l’altro e contribuito, a torto o a ragione (nemmeno lo voglio sapere), a questo scempio mediatico. Il tutto nel silenzio dell’Ordine dei Giornalisti, immobile di fronte alla persecuzione mediatica perpretata, incredibile a dirsi, in un sistema che si definisce democratico nei confronti di un singolo (Carlo Tavecchio).
Ma se questo sistema è democratico, qual è il problema, per alcuni (o chiamiamoli gli “altri”), di vedere Tavecchio raccogliere il largo consenso di cui ha sempre goduto? Allora viene da pensare che è stata, sin dall’inizio, una guerra tra poteri.
Non avremmo mai voluto schierarci a favore di uno dei due (Tavecchio o Albertini). Non è questo il compito di un giornalista, semmai quello di raccontare, serenamente, ciò che accade in un determinato momento strorico (in questo caso dello sport). Ma di fronte ripeto a questo scempio mediatico abbiamo voluto stare, umanamente parlando, dalla parte del più debole. Se oggi vincerà Tavecchio sarà ufficializzato un altro fatto importante: la stampa italiana non più alcun peso in termini di opinione. Perchè dopo quello che abbiamo letto, se i giornali fossero realmente letti dal pubblico comune, Albertini avrebbe rovesciato velocemente la situazione a suo favore.
I giornali italiani non fanno più opinione, perchè il lettore non è un cretino. Capisce subito quando un’operazione è costruita “ad arte”, e, al di là dell’interesse, a seguire il “caso Tavecchio”, perchè magari non sa cosa fare sotto l’ombrellone, fondamentalmente ha un atteggiamento distaccato rispetto a questo grande caos che regna nel mondo del calcio. Questa considerazione finale è importante, così come è importante augurare ad entrambi di raccogliere, questo sì, i consensi che democraticamente si sono coagulati attorno a loro. Lo facciamo sinceramente nei confronti di entrambi, perchè, al di là del fatto che Albertini non mi abbia mai entusiasmato, l’opposizione, in un paese realmente democratico, ha una funzione strategica quanto il governo dello stesso. Quindi, in bocca al lupo e cercate, dopo, di rimettere in sesto questa povera Nazionale e tutto il mondo ad essa collegato. Anche perchè se agli italiani togliamo anche il sogno del pallone, cosa rimane nel loro immaginario collettivo, sempre più povero come le loro buste paga?

L’Election Day FIGC è sempre più vicino alle atmosfere della notte degli Oscar, per diverse ragioni. Se si dovesse arrivare al terzo scrutinio, gli addetti ai lavori infatti prevedono di sforare le ore 22, quindi quasi in fascia protetta, ma, soprattutto, come agli Oscar, tutti si abbracciano, si salutano, ma intimamente si odiano. Fa parte del gioco e del sistema vigente.

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Marcel Vulpis

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