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Con Aylan muore il concetto di umanità…Un monito per tutte le Nazioni

(di Marcel Vulpis) – Tra le migliaia di post, lettere e pensieri, che sono stati riversati sulla morte del bimbo Aylan Kurdi, lasciato da solo come uno straccio su una spiaggia in una parte remota del mondo, ho scelto quello che più di tutti ci ha commosso. Arriva non da un cooperante a livello internazionale o da un uomo di Chiesa, ma da un giornalista (sportivo), un amico, e l’abbiamo scelto, a distanza di giorni, perché non si può solo e sempre pensare allo sport-business, in un mondo che sta cambiando (tra l’altro in peggio). Dove le crisi economiche portano (anche) ai fallimenti di club sportivi, ma, soprattutto, all’angoscia nel cuore di un padre, che ha perso moglie e figli, come Aylan.

Questo pensiero di Dario Donato postato sul suo profilo Facebook ci ha colpito e l’abbiamo voluto pubblicare (previa autorizzazione dello stesso) sul nostro portale, che come il mondo, cambia (speriamo in meglio), visto che riteniamo giusto dare spazio (oggi come nel futuro), nei momenti più importanti a storie di umanità come questa, che possono e devono convivere sempre più in una società multietnica, multiculturale e open mind. Aylan è e rimarrà nei cuori delle persone che hanno ancora un cuore (come noi) e che ritengono che il denaro. il business sia solo uno strumento per acquistare beni e servizi, ma mai la dimensione reale della felicità.

Aylan è il simbolo di quelle migliaia di rifugiati che in queste ore si stanno spostando nell’Europa del Nord, non con un sogno, ma con un solo obiettivo: provare a vivere. Se non siamo capaci neppure di capire questo semplice concetto, allora è giusto iniziare a pensare che siamo più bestie che uomini.

 

“…Se l’Europa fosse come quel soldato ricurvo, un eroe di coraggio e sensibilità, forse saremmo qualcosa di meglio che un ammasso di burocrazie litiganti ed egoiste.
Quel bimbo, Aylan, poteva essere mio figlio più grande, Pietro. Sembra alto uguale, stessi capelli corti e magari, come lui, aveva solo voglia di correre senza una direzione, fino allo sfinimento, di giocare e urlare a tutti la propria felicità.
Nascere dalla parte giusta del mondo non è un diritto, è solo un gran colpo di culo. Ma in troppi fanno finta di non rendersene conto ed, anzi, ci speculano sopra per interessi personali.
Ci sono adulti disperati che scelgono consapevolmente di mettere a rischio la propria vita per provare a migliorare il proprio futuro, si giocano il tutto per tutto.
I bambini, invece, dovrebbero giocare e basta. Altro che tutto per tutto. Loro, a differenza degli uomini, non possono scegliere. Non decidono di sfidare la sorte e la disumanità altrui, sono gli altri che decidono per loro. E lo fanno per disperazione.
Per questo la morte di Aylan è ancora più atroce e ingiusta. Perché lui non ne sapeva nulla. Non sapeva cosa stava facendo. Non sapeva da chi stava scappando e verso cosa fosse diretto.
Forse pensava si trattasse di un gioco, di un viaggio avventuroso, forse gliela avevano raccontata così, come ne La vita è Bella.
Ma la vita non è bella, Aylan. Adesso, purtroppo, lo sai.
E le persone sono pure peggio.
Fai buon viaggio. Questa volta sei al sicuro. Per sempre.

Dario Donato (giornalista. ma prima ancora “Uomo”)

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Marcel Vulpis

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