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Muro del pianto: all’Unesco Israele abbandonata dall’Europa, le responsabilità dell’Italia

Dopo la sgangherata decisione dell’Unesco che ha ufficialmente adottato la risoluzione su Gerusalemme secondo cui non esiste nessun legame degli ebrei con il Muro del pianto, il luogo più sacro agli ebrei di tutto il mondo, migliaia di credenti si sono trovati sul luogo conteso per tutta la giornata di mercoledì in quella che sembrava essere una risposta alla decisione contro Israele dell’organizzazione dell’Onu.

Il diluvio di persone ha riempito il luogo sacro partecipando alla benedizione annuale della tradizione ebraica data dai sommi sacerdoti durante Chol Hamoed-il, periodo di transizione tra le celebrazioni di Sukkot e Simchat Torah. La decisione che nega le radici ebraiche di Gerusalemme, del Muro del Pianto, del Monte del Tempio non ha visto proteste dirette, cartelli o simili, ma il silenzio della preghiera ha parlato da solo, negare un luogo simbolico ad una religione è talmente surreale da non essere vero.

Ritornando alla risoluzione: sostenuta dall’Autorità palestinese e presentata da Algeria, Egitto, Libano, Marocco, Oman, Qatar e Sudan, era stata esaminata e votata giovedì scorso a Parigi, mercoledì è stata definitivamente adottata. L’unico ad aver cambiato idea rispetto alla precedente votazione il Messico che si era espresso a favore della risoluzione, poi si è astenuto. L’Italia sorprendentemente si è astenuta.

Votata da 24 paesi e respinto da 6 (Usa, Germania, Gran Bretagna, Lituania, Estonia, Olanda). In 26 si sono astenuti (Italia compresa), mentre i rappresentanti di 2 nazioni non erano presenti al momento del voto.

Dalla votazione si è visto un’Europa che volta le spalle a Israele.
Da parte del governo israeliano presieduto da Benjamin Netanyahu che ha dichiarato: “è come dire che la Cina non ha legami con la Grande Muraglia o l’Egitto con le piramidi”, sono stati interrotti i legami con lo stato di Israele e l’organizzazione ONU

Molto rumore ha destato la decisione dell’Italia che si è astenuta, ”E’ gravissimo che questo accada senza l’opposizione dell’Italia, la cui politica estera non può certo essere dettata dal caso, dalla superficialità o, peggio ancora, dall’opportunismo. Non ci meravigliamo allora se il domani porta con sé atti e fatti di odio e sangue”, Così la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni. “Tremila anni di storia, ebraica ma anche cristiana, cancellati con una decisione di chiaro stampo revisionistico e negazionistico. Questa risoluzione, che tratta in modo fuorviante anche l’identità di alcuni siti di Hevron e Betlemme, è un insulto all’intelligenza, alla decenza, alle battaglie che tante persone di buona volontà combattono ogni giorno per contrastare i professionisti dell’odio e della menzogna. Dando credito a questi malfattori e favorendo una vergognosa manipolazione politica che già vediamo in atto, l’Unesco si pone fuori dalla storia e scrive, con pesanti responsabilità dell’Italia e gli altri Paesi astenuti e favorevoli, una delle pagine più gravi e al tempo stesso grottesche della storia dell’Onu”.

 

In Italia ci sono state timide proteste contro la decisione. In sede parlamentare il deputato Daniele Capezzone con il collega Antonio Distaso chiedono conto al governo di questa astensione:

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Cristian Lanzanova

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