Umberto Gandini (LBA) intervistato da La Gazzetta dello Sport nella rubrica “Sport&Business”
La Lega Basket Serie A (LBA) ha pubblicato l’intervista integrale del presidente Umberto Gandini con La Gazzetta dello Sport (all’interno della rubrica “Sport&Business” a firma di Marco Iaria). Di seguito il testo:
Virtus Bologna, Milano, Brescia, Venezia, Reggio Emilia, Pistoia, Trento, Tortona, in rigoroso ordine di classifica. Sono le otto squadre che si contenderanno lo scudetto di pallacanestro 2024. I playoff scattano oggi, sulla scia di una regular season che ha confermato il trend positivo di un torneo da 120 milioni di fatturato aggregato, capace di interessare 16,5 milioni di persone in Italia (+52% negli ultimi 4 anni, in base alla ricerca di StageUp-Ipsos). Di presente e di futuro abbiamo parlato con Umberto Gandini, presidente della Lega Basket Serie A.
La regular season si è chiusa con 4.109 spettatori di media a partita (+9,2% sul 2022-23) e con un’audience televisiva in aumento del 76% sul canale in chiaro Dmax. Quanto è soddisfatto per questi dati?
“Molto, soprattutto perché, come dico sempre, sono i dati a certificare la bontà di un progetto. Credo che stiamo lavorando bene a livello di Lega e i risultati sono evidenti. Tutti gli indicatori sono in crescita. Nei palazzetti abbiamo raggiunto un’affluenza che non si registrava dal 1991-92 (4.236 spettatori medi, ndr), sebbene la stragrande maggioranza degli impianti sia la stessa di 30 anni fa e il turnover tra retrocesse e promosse sia stato sfavorevole, in termini di capienza. La percentuale di occupazione, poi, si aggira attorno al 90%: significa che il pubblico apprezza”.
E anche in tv gli ascolti sono aumentati, nonostante i valori assoluti siano chiaramente lontani da una killer application come il calcio.
“Ci aspettiamo un ulteriore salto in avanti durante i playoff, ma sul fronte audiovisivo bisognerebbe allargare il discorso a tutto quello che noi, come organizzatori di eventi, produciamo. Ci siamo dedicati tantissimo alla creazione di contenuti collaterali al prodotto-partita, sfruttando sia le nostre piattaforme sia la partnership con Dazn. Penso alle conversazioni di Trinchieri con i suoi colleghi o alla docuserie The Season che ha seguito per tutto l’anno Brescia, sulla falsariga delle produzioni che hanno coinvolto i top club calcistici. Milioni di visualizzazioni che hanno premiato il lavoro della nostra struttura digital interna, composta prevalentemente da giovani. Cerchiamo di fare quello che oggi serve, adottando un linguaggio che avvicina le nuove generazioni”.
Tutto questo come si traduce a livello economico?
“La gestione della Lega è passata da poco più di 6 milioni a quasi 12 milioni annui, tra diritti audiovisivi e commerciali, grazie anche alla collaborazione con Infront. E anche a livello di club stiamo assistendo a una crescita dei ricavi da sponsor e pubblicità”.
Qual è la situazione dei diritti tv?
“Il prossimo anno sarà l’ultimo dell’attuale ciclo di vendita. Il pacchetto streaming era stato inizialmente assegnato a Eleven, che poi si è fusa con Dazn: la piattaforma è felicissima del basket e noi siamo contentissimi dell’alto livello del prodotto. Il chiaro e il satellite sono in mano al gruppo Discovery, su Dmax l’incremento è stato notevole. Andremo a bando nel primo semestre del 2025, lavoriamo per una crescita ulteriore dei valori”.
In questa stagione Napoli ha vinto la Coppa Italia e la Virtus ha chiuso la stagione regolare in testa pur tagliando del 25% il costo del lavoro. Cosa ci dicono questi risultati?
“E’ indubbio che negli ultimi anni la Serie A abbia aumentato la sua competitività. Lo stimolo di due grandi squadre come Virtus e Olimpia ha spinto tutti a fare di più. Le distanze si sono accorciate, e dove non si arriva con la capacità economica, si sopperisce con la capacità di scegliere i giocatori più funzionali a budget ridotti oppure indovinando la guida tecnica. Dopodiché, la qualità e la profondità dei roster tendono ad emergere alla fine della stagione. Da quando sono presidente, hanno sempre vinto Milano o Bologna, vediamo cosa succederà in questi playoff”.
Quanto incide nei piani di espansione del basket italiano l’annoso problema dell’impiantistica?
“Tanto. La mancata conversione delle arene, in termini non solo di capienza ma anche di servizi, rappresenta un ostacolo alla crescita. Ci sono progetti più o meno concreti, da Cantù a Bologna, da Tortona a Venezia, da Brindisi a Napoli. Noi cerchiamo di essere da stimolo con le amministrazioni locali, ma non intravedo una svolta. Se in Italia si fatica ad avere una visione sugli stadi, figurarsi sugli impianti indoor”.
In compenso, il Governo vuole intervenire per togliere alle federazioni i controlli sui bilanci delle società professionistiche, demandandoli a un’authority.
“Tutte le volte che si parla di sport professionistico, ci si dimentica delle nostre sedici società. Rivendichiamo il diritto di avere una maggiore presenza ai tavoli in cui si decide il futuro dello sport italiano. Entrando nel merito, le regole e i controlli che la Federbasket ha adottato per la partecipazione ai campionati sono tali per cui in questi anni non abbiamo avuto nessun fallimento. Evidentemente questo sistema di verifiche sui conti, messo in pratica dalla Comtec, funziona. Si può fare sempre meglio, di sicuro non con un decreto d’urgenza”.
Guardando al futuro, ci sono idee in cantiere che volete sviluppare?
“Intanto va ricordato che il progetto di una Next Gen della pallacanestro, che stiamo utilizzando come laboratorio anche per sperimentare nuove regole, sta portando buonissimi risultati. Basti pensare che quest’anno abbiamo portato quattro squadre alle semifinali Under 19. Mi piacerebbe fare qualcosa con le mie squadre per migliorare l’utilizzo dei giocatori italiani, penso a un’iniziativa che funga da stimolo, anche se sono convinto che tocchi anche a loro darsi da fare per avere più spazio. Forse si potrebbero ridurre i cambi di roster durante la stagione: è vero che questo sistema permette correzioni, ma allo stesso tempo toglie un po’ di identità”.
Nel 2020 è stato eletto presidente della Lega Basket dopo una lunga carriera nel calcio d’élite. Sono ormai trascorsi quattro anni. Che bilancio fa di questa esperienza?
“La pandemia è stata molto formativa, le relazioni con il governo e le autorità sanitarie hanno completato il mio background. Fare il presidente della Lega Basket è stimolante perché, grazie alla fiducia dei club, ho la possibilità di lavorare come un commissioner. Nel marzo 2020 qualcuno pensava che arrivassi da Marte, ora non lo pensa più nessuno. Credo di aver portato professionalità, serenità, propensione alla crescita e spero di poter continuare a farlo”.
Vuol dire che nel 2025 si ricandiderà?
“Se le sedici associate lo vorranno, mi piacerebbe proseguire questo percorso. Inoltre, vorrei fare di più nei rapporti tra le varie leghe e la Fiba, mettendo a disposizione l’esperienza maturata negli organismi calcistici internazionali. Penso di avere ancora tanto da dare nel basket”.
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