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Sport&Politica – La posizione di Federsupporter sulla finale di SuperCoppa di Lega

Decise la data e la sede della
Supercoppa, il suddetto Consiglio ha anche stabilito che sia la Lega sia la SS
Lazio non debbono ricevere alcun pregiudizio economico dal fatto che la gara,
anziché disputarsi in Cina, a Pechino, si disputerà in Italia, a Roma.

 

Pertanto, i ricavi della gara
dovranno assolvere, innanzitutto, a tale garanzia e, poi, potranno essere ripartiti
paritariamente tra le società partecipanti alla gara stessa.

 

Si tratta, a mio avviso, di una
soluzione conforme a diritto e ad equità.

 

Nella mia precedente nota del 20
giugno scorso, infatti, avevo evidenziato che la disputa della gara, anziché in
Cina, in Italia, rispondeva unicamente ad una esigenza della Juventus (“indisponibilità
a disputare la gara di Supercoppa all’estero”
) formalmente
rappresentata dalla Juventus stessa alla Lega con lettera dell’8 marzo scorso.

 

La partita, secondo un accordo
stipulato dalla Lega con organizzatori cinesi, accordo che, in forza della
funzione rappresentativa delle società associate (art. 1 dello Statuto),
impegna e vincola tutte tali società, avrebbe dovuto disputarsi in Cina, a
fronte di corrispettivi garantiti sia alla Lega sia alle società in gara.

 

L’accordo avrebbe consentito alla
Lega, qualora, a insindacabile giudizio di quest’ultima, la partita non si
fosse giocata in Cina entro il 2014, di recuperare la stessa, sempre in Cina,
nei due anni successivi.

 

Non vi è dubbio, pertanto, che,
ove la Lega avesse deciso, come ha deciso, avvalendosi della suddetta facoltà,
di far giocare la gara in Italia, anziché in Cina, in accoglimento di
un’espressa e specifica richiesta in tal senso di una delle due società
partecipanti, avrebbe dovuto, comunque, garantire a sè stessa e all’altra
società quanto la prima e la seconda avrebbero ricavato se la partita si fosse
disputata in Cina.

 

Ciò in conformità alle
attribuzioni statutariamente riconosciute alla Lega: vale a dire sia quella di
perseguire gli interessi generali e collettivi di tutte le società associate
sia quella di uniformare la propria attività a criteri, oltre che di efficienza
e trasparenza, di parità di trattamento (art. 1, comma 3, lettera a, dello Statuto).

 

Laddove è evidente che, senza la
garanzia, per la Lega e per la Lazio, di ricavi non inferiori a quelli che
sarebbero loro derivati se la prossima partita di Supercoppa si fosse svolta in
Cina, la Lega non  avrebbe
perseguito interessi generali di tutte le società associate, bensì solo
l’interesse particolare della Juventus e non avrebbe garantito parità di
trattamento, favorendo, per l’appunto, la Juventus a scapito della Lazio.

 

Quanto sopra perché, è bene
ribadirlo, la fissazione di una sede italiana della gara è dipesa unicamente
dalla volontà e dalla richiesta della Juventus volte a tutelare propri
interessi economici.

 

Circa, infine, la questione
relativa a quale Organo della Lega competa la decisione in ordine al riparto
degli incassi dalle gare di Supercoppa, se è vero che l’art. 10, comma 12,
lettera x, attribuisce al Consiglio il potere di proporre tale ripartizione, è
altrettanto vero che il successivo art. 30, comma 1, dello Statuto prevede che
gli incassi relativi alle gare di Supercoppa sono ripartiti secondo le modalità
stabilite dal suddetto Consiglio.

 

In effetti, almeno all’apparenza,
sembrerebbe di trovarsi in presenza di due norme tra loro contrastanti.

 

Credo, però, che tale contrasto
possa essere risolto leggendosi che il Consiglio dispone i criteri del riparto
e propone all’Assemblea l’approvazione dei risultati di tale riparto in
applicazione dei suddetti criteri.

 

In questo modo, all’Assemblea
competerebbe soltanto di controllare e verificare ex post che il riparto sia
stato correttamente effettuato secondo i criteri stabiliti ex ante dal
Consiglio.

 

Come si può, dunque, desumere, da
tutta questa vicenda non escono né vincitori né vinti, bensì ne escono, alla
fine, salvaguardati il buon diritto e l’equità.

 

Se proprio si vuole trovare uno
sconfitto, questo è la Lega.

 

Essa, a mio parere, a fronte
della richiesta della Juventus avanzata l’8 marzo scorso, avrebbe dovuto
tempestivamente far presente alla società richiedente che la prossima
Supercoppa si sarebbe potuta disputare in Italia, in accoglimento della
richiesta stessa, solo a condizione di garantire alla Lega e all’altra società
partecipante ricavi non inferiori a quelli che sarebbero loro derivati
dall’effettuazione della partita in Cina, ai sensi e per gli effetti
dell’accordo stipulato a suo tempo dalla Lega con gli organizzatori cinesi,
impegnativo e vincolante anche per la Juventus.

 

Nel caso di espressa, formale mancata
accettazione da parte di quest’ultima della garanzia in parola, la Lega avrebbe
dovuto, altresì, far formalmente presente di non poter accogliere la richiesta,
dovendosi confermare la sede di Pechino.

 

Se la Lega avesse seguito
l’ineccepibile, anzi, doveroso iter di cui sopra, si sarebbe evitato il
contrasto attuale.

 

Ma, si sa, la Lega, per il
tramite e per bocca del suo Presidente, sembra impegnata, solo o
prevalentemente, a reiterare in continuazione la richiesta di approvazione di
una legge sugli stadi che consenta il perseguimento di interessi molto
particolari che stanno molto a cuore di qualche Presidente di società.

 

 

Avv. Massimo Rossetti  

Con riferimento alla mia nota del 20 giugno scorso sull’argomento in oggetto aggiungo, alla luce delle decisioni del Consiglio di Lega di ieri, 27 giugno, le considerazioni che seguono. (fonte: Federsupporter)

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