Calcio.Internazionale

Sport&Affari -Serie A ancora troppo lontana da Bundesliga, Premier league e Liga spagnola

Ciabattini, come si colloca la Serie A rispetto agli altri campionati europei?
Negli ultimi anni il tasso di crescita del fatturato dei club italiani è stato vicino allo zero mentre per quanto riguarda tutti gli altri paesi si è verificato un notevole incremento. Il fatturato della Premier League ha raggiunto nel 2013 i 2,9 miliardi di euro con un incremento del 16%. Nel 2014, aumenterà di un altro 15% in conseguenza del nuovo contratto per i diritti televisivi relativo al prossimo triennio. La Bundesliga ha raggiunto 1,9 miliardi di euro con un increase del 9% davanti alla Liga che fattura 1,8 miliardi. La Serie A, che fino a poche stagioni fa si collocava davanti a Liga e Bundesliga, è ferma a 1,6 miliardi di euro precedendo soltanto la Ligue 1 che mostra un dato di poco superiore al miliardo di euro. In 8 anni, rispetto al bilancio 2005, il Barcellona ha aumentato 2 volte e mezzo le entrate, il Real Madrid le ha quasi raddoppiate,il Manchester United ha incrementato di quasi il 60%. Juventus, Milan e Inter sono ferme all’incirca a 7, 8 anni fa. Il modello di business italiano appare difficilmente sostenibile e poco competitivo. Un ruolo determinante è ancora ricoperto dai mecenati con il costante apporto di capitale come nel caso di Inter e Roma.
E’ necessario un riequilibrio del rapporto tra costi e ricavi e una maggiore diversificazione sul fronte degli introiti troppo legati alla voce dei diritti televisivi. Infatti, nonostante l’introduzione della contrattazione collettiva abbia significato una riduzione per i top club intorno al 20/25%, i diritti televisivi sembrano ancora essere l’unica voce in cui le squadre italiane restano altamente competitive. I ricavi da stadio dei club italiani sono tra i più bassi anche perché solo la Juventus ha lo stadio nuovo e di proprietà. Le differenze di fatturato sono clamorose. Nel 2012, Milan e Juve con un fatturato di poco superiore ai 30 milioni di euro, hanno un gap negativo di circa 90 milioni rispetto a Real Madrid, Barcellona e Manchester United. L’Inter con 23 milioni totali, raggiunge gli oltre 100 milioni in meno nei confronti del Real Madrid. Le ragioni sono molte, ma quella più importante è sicuramente l’arretratezza dei nostri stadi.
In Italia, gli stadi sono spesso fatiscenti, obsoleti, con limitati spazi dedicati alla Corporate Hospitality. Vengono usati soltanto nel giorno della partita e non hanno al loro interno ristoranti, negozi, cinema, aree di intrattenimento per bambini, infrastrutture che possano aumentare e diversificare i ricavi. Hanno costi elevati di manutenzione e di affitto. Inoltre spesso sono scomodi e la visibilità non è delle migliori. E’ assolutamente necessario che anche altre squadre italiane seguano l’esempio della Juventus, con lo “Juventus stadium”.  Avere lo stadio di proprietà rappresenta per i nostri club un “must”. Così facendo aumenteranno anche le presenze allo stadio dove ancora una volta i nostri club si trovano in una posizione di netto svantaggio se pensiamo che in relazione alla stagione 2012, le presenze medie per partita negli stadi tedeschi ed inglesi sono state rispettivamente pari a 45 mila e a 35 mila unità confermando un trend positivo contro le 22 mila unità della Serie A in calo rispetto ai 25 mila del 2010.
Nel 2012, il club che ha fatto registrare il dato della presenza media di spettatori più alto è stato il Borussia Dortmund con 80mila presenze. In Germania la percentuale di riempimento media è del 93%, contro il 92% della Premier e il 78% della Liga. L’Italia è ultima tra le 5 top League con un misero 55% dietro anche la ligue 1 che registra un 70%. Questo significa 8,6 milioni di posti invenduti nel campionato di serie A del 2012. Con le percentuali di riempimento tedesche, il fatturato da “match day diventerebbe quasi il doppio.Con stadi nuovi e maggiori aree da dedicare alla Corporate Hospitality, sarebbe più del doppio di quello attuale. Si potrebbe perfino aumentare il costo dei biglietti anche se già oggi, se consideriamo il costo medio per biglietto che è di 20 euro in serie A contro i 29 euro della Bundesliga e il salario medio giornaliero che è di 49 euro in Italia contro i 65 euro dei tedeschi, il costo in Italia incide di più sugli stipendi rispetto a quello che avviene in Germania.
La situazione non migliora se passiamo a parlare degli introiti di natura commerciale. In Italia, le sponsorizzazioni si attestano su cifre mediamente molto più basse rispetto ad altri club. Il Manchester United, incassa solo con il main sponsor, Chevrolet, 62 milioni di euro a stagione a cui vanno aggiunti altri 12 milioni che riceve da DHL come sponsor della maglia d’allenamento. Il totale del fatturato dei club di serie A in riferimento allo sponsor della maglia è pari a 82 milioni di euro. Il Manchester United da solo ne prende 74. Il Milan, che è il club italiano che fattura di più in termini di ricavi commerciali, con oltre 90 milioni, evidenzia un gap sfavorevole di più di 100 milioni di euro nei confronti del Bayern che ha superato la soglia dei 200 milioni di euro. Juventus e Inter sono distanti addirittura rispettivamente 130 e 150 milioni di euro.
E’ evidente che il nostro campionato abbia decisamente un minor appeal rispetto a Premier, Liga e ora anche Bundesliga. Lo dimostrano anche i diritti televisivi internazionali della serie A che sono molto bassi. Viceversa la Premier è vista in tutto il mondo. Il problema però non riguarda soltanto la qualità del nostro campionato. E’ anche una questione di quanto appeal possa avere oggi il nostro paese nei confronti di potenziali investitori esteri. In Italia non ci sono proprietari di club stranieri ad eccezione della Roma. Metà della squadre della Premier sono di proprietà di magnati, russi, arabi e americani. Questi magnati attraverso parti correlate o meno, hanno facile accesso a sponsorizzazioni milionarie. Questi sponsor oggi non hanno interesse ad avere visibilità in Italia perché non hanno per il momento intenzione di investire nel nostro paese.
Questo gap in termini di ricavi di natura commerciale è dovuto però anche a differenti scelte strategiche. In Germania i ricavi medi per club relativi ai diritti televisivi che ammontano a 29,2 milioni di euro, sono decisamente inferiori rispetto alla Premier che ha una media di 68,8 milioni e la Serie A che raggiunge i 46,3 milioni. Perfino Spagna e Francia sono più alte con 30 milioni per club. Questo è dovuto anche ad una precisa scelta strategica .Le partite del calcio tedesche sono trasmesse solo in parte nella modalità Pay per view. Questo significa che i diritti televisivi sono inferiori in quanto i match sui quali le Pay per view hanno l’esclusività sono limitati. Nello stesso tempo però, il target raggiunto dagli sponsor non si limita più ai 4/5 milioni di persone che pagano l’abbonamento della Pay TV, ma sono gli 80 milioni di tedeschi che vedono anche la TV pubblica. Questo spiega anche il perché i ricavi commerciali dei club tedeschi siano così alti. Oltre ai 200 milioni del Bayern, troviamo i quasi 100 del Dortmund e i poco meno di 100 della Schalke 04.
Il modello tedesco è quello di riferimento per il calcio europeo?
In Germania negli ultimi anni i ricavi delle società di calcio sono cresciuti in maniera esponenziale; gli stadi sono pieni, moderni, confortevoli e fanno registrare tassi di riempimento che sfiorano il 100%. L’incidenza del costo del personale sui ricavi è poco sopra del 50% contro il 65% della serie A. Il calcio tedesco è in netta crescita sia dal punto di vista economico che per quanto riguarda i risultati sportivi. Lo dimostra anche il fatto che ci ha superati nella classifica Uefa che determina il numero di squadre partecipanti alla Champions League. Certo, bisogna dire che un grande impulso il calcio tedesco lo ha ricevuto in occasione dei Mondiali che si sono disputati in Germania nel 2006 che hanno significato un ingente investimento in infrastrutture. Quasi tutti i club si appoggiano a stadi che sono proprietà del municipio, ma che garantiscono in termini di confort, qualità e sicurezza, gli standard massimi.
Questo ha permesso ovviamente un incremento significativo dei ricavi da stadio. Parte del merito però è anche del management, delle sue strategie, delle sue scelte, della sua lungimiranza. Ad esempio, riguardo il settore giovanile, la Germania appare essere piuttosto avanti. Negli ultimi anni i club tedeschi hanno investito somme di denaro ingenti nelle cosiddette “Accademie”, ottenendo risultati molto importanti a livello di nazionale ed abbassando notevolmente sia l’età media delle squadre che il loro monte stipendi. La serie A nel 2012 è invece il campionato più vecchio d’Europa con un’età media di 27,5 anni contro i 25,6 della Bundesliga, i 26,7 della Premier i 26,5 della Liga e i 25,8 della Ligue 1. Solo il 7,4 % dei giocatori del campionato Primavera arrivano a giocare in serie A. In Germania la percentuale è del 16% così come in Inghilterra, mentre in Francia e Spagna sono ben oltre il 20%.
Mi risulta anche che il sistema di licenze tedesco per partecipare al campionato sia rigoroso e puntuale nei controlli che vengono messi in atto e dia la giusta rilevanza all’equilibrio dei club dal punto di vista economico- finanziario. Anche questo è frutto di una precisa volontà. I club sono generalmente delle associazioni. Quindi in genere non è previsto l’intervento del mecenate a copertura delle perdite. Questo fa si che l’attenzione al pareggio di bilancio sia realmente concreta. Ne è un esempio sempre il Bayern che ha chiuso il bilancio in utile per il ventesimo anno consecutivo. Nell’esercizio 2012 ha anche stanziato dividendi per 5,5 milioni di euro. A testimoniare la crescita del calcio tedesco anche dal punto di vista economico, c’è anche la classifica Deloitte dei club europei che tiene conto del fatturato al netto delle plusvalenze relative alla cessione dei calciatori.
Il Bayern è la quarta squadra europea con il fatturato più alto nonostante i diritti tv locali delle squadre tedesche fossero fino al 2012 i più bassi tra le 5 top League. Infine il costo del personale evidenzia un’incidenza di poco superiore nella Bundesliga contro i,l 65% della Serie A. La Bundesliga è senza dubbio oggi il miglior modello di riferimento per l’industria del calcio.
fonte: Sportmediaset.it
Nella seconda puntata dell’inchiesta sulle condizioni del nostro calcio in relazione agli altri grandi campionati europei, trattiamo il gap tra il business tricolore e i nostri vicini, in relazione al fatturato. La Serie A è ferma a otto anni fa come introiti, mentre Bundesliga, Premier e Liga stanno continuando a crescere esponenzialmente. A spiegarci nel dettaglio la situazione è Paolo Ciabattini, autore del libro “Vincere con il Fair Play Finanziario“, e grande esperto di calcio business. Sporteconomy riprende la seconda puntata di un reportage su calcio e affari messo sul web da SportMediaset, a firma di Max Cristina
Previous post

Editoriale - Caso Gay-Powell: una riflessione amara sull'ennesimo caso di doping

Next post

Jawbone aggiorna l’applicazione di UP per Android e fornisce un nuovo supporto multilingua

Marcel Vulpis

Marcel Vulpis

No Comment

Leave a reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *