Serie A - Serie B

Editoriale – La maglia della AS Roma senza sponsor è un colpo al cuore e al marketing


(di Massimo Lucchese) – Fa impressione vedere i calciatori dell’AS Roma giocare all’estero, nel tour nord-americano, senza un marchio sulla divisa di gara. E’ un colpo al cuore, oltre che a livello marketing e di immagine. La foto della squadra schierata a Washington, all’esterno della White House (tra l’altro, sui giornali romani si era parlato, per settimane, di un possibile incontro da Barack Obama, a cui sinceramente non abbiamo mai creduto – gli unici ad esserci riusciti sono stati i colleghi dei Los Angeles Galaxy accompagnati, però, dall’icona mondiale David Beckham) ha fatto ancora più tristezza. Non vedere su quella divisa un marchio di una multinazionale o di una grande azienda italiana, proprio in occasione del tour a stelle e strisce, è un peccato mortale. La cosa più grave, però, è che si rischia di iniziare la stagione di serie A-Tim con la casacca completamente pulita. Un autogol pazzesco, che speriamo possa essere scongiurato dalle relazioni dell’ufficio marketing e commerciale del club di Trigoria. Certo è che gli americani sapevano della scadenza del contratto con Wind da oltre due anni (già dall’epoca della “due diligence” con la famiglia Sensi). Come è possibile che, in oltre un biennio, non si sia riusciti a portare a casa un main sponsor di alto livello (dopo decine di incontri commerciali). “Radio Trigoria” parla di un contatto importante, nei mesi scorsi, con Volkswagen, per cercare di estendere la sponsorship ufficiale da 1 milione di euro già attiva, ma il problema vero è che se le richieste sono oltre i 7 milioni di euro (si parla perfino di 8-8.5 mln di euro) difficilmente l’AS Roma scenderà in campo con un’azienda commerciale. Wind sarebbe stata pronta, secondo quanto riferiscono fonti ben informate, ad un accordo “ponte” di un anno per 3.5 mln (e forse a fare uno sforzo ulteriore fino a 4 milioni di euro). Offerta considerata non a livello dello standing attuale del club AS Roma.

Ora bisogna, però, pure guardare in faccia la realtà: il club si presenta in campionato con magliette comprare da un produttore terzo di sportswear (quindi la Roma ha dovuto erogare denaro per una cifra anche importante, non è il contrario) e senza marchio tecnico. Adesso questa iattura dell’assenza di un marchio commerciale. Come si può pensare di chiedere tra i 7 e gli 8 milioni di euro, se, tra l’altro, non si vede l’Europa, neppure con un binocolo, e il rischio che questo gap aumenti è molto forte? Credo che molti a Trigoria rimpiangeranno di aver detto “no” ad un possibile rinnovo con Wind, in attesa dell’arrivo di Nike (unica buona notizia di tutta questa querelle – anche se non ci risulta che pagherà quanto pagava BasicNet con Kappa, e anche in questo caso sarà interessante vedere gli sviluppi della vicenda). Insomma un pasticciaccio e una caduta di immagine, nonostante che la dirigenza giallorossa continui ad affermare di voler internazionalizzare il brand. Questo processo di internazionalizzazione passa anche attività di co-marketing con le aziende sponsor, ma se queste non si vedono neppure all’orizzonte? I fatti pertanto contraddicono le amibizioni della dirigenza americana. Sarebbe stato interessante, proprio perchè la maglia era totalmente pulita, portare nuovi marchi sponsor (di profilo internazionale) in occasione della tournée estera: una sorta di “wild card” da giocarsi in chiave campionato. Come mai che non è stato fatto e soprattutto che nessuno ci abbia pensato? 
Previous post

Lega Pro 2013-14: Puma presenta il nuovo pallone

Next post

Nuovo sponsor per il Team Yamaha di MotoGp

Marcel Vulpis

Marcel Vulpis

No Comment

Leave a reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *