Sport&Affari – Calcio italiano: torta da 2,5 miliardi di euro
Solo 19 di 107 club professionistici analizzati hanno riportato un utile significativo (18% del campione). Il costo della produzione del calcio è invece vicino ai 2,9 miliardi di euro, in aumento dell’1,5%. La perdita netta prodotta dal calcio professionistico italiano nel 2010/2011 è pari a 428 milioni di euro, in aumento rispetto all’anno precedente (+80.956.773 euro, per un dato percentuale pari a +23,2%); tale dato rappresenta il 35% delle perdite di tutti i campionati europei. A pesare sullo sviluppo del business globale sono, ancora una volta, i ricavi da stadio. Mentre in Inghilterra e Germania superano il 23% sul totale delle revenue (addirittura in Spagna superano il 30%), in Italia arrivano soltanto al 12%. Questi dati emergono dalla seconda analisi statistico-economica sullo stato di salute del football tricolore, un’indagine economico–finanziaria (“Report Calcio 2012”) sui bilanci dei club professionistici, dalla serie A alla Lega Pro, realizzata dal centro studi della Federcalcio con la consulenza di Agenzia ricerche e legislazione e di PricewaterhouseCoopers. Ad aumentare il debito della serie A nel 2010/2011 c’è il preoccupante dato di 200 milioni di perdite del patrimonio netto, oltre ai debiti finanziari che incidono sul 35% (27% nel 2009/2010), quelli commerciali per il 16% (15% la stagione scorsa), i debiti verso enti di settori specifici per il 21%(12% nella stagione 2009/2010), mentre il rimanente 28% invece si riferisce agli “altri debiti” (46% nel 2009/2010). Si registra una crescita dei diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori (da 865 a 1.023 milioni/ +18,3%), a testimonianza di una consistente ripresa di operazioni di compravendita del personale tesserato. La stagione 2010-2011 rappresenta il primo anno nel quale la crescita dei costi rallenta fortemente se confrontata con il passato (+6,8% e +6,4% nelle stagioni 09-10 e 08-09). E’ pari a circa 1 miliardo di euro l’apporto complessivo operato dal calcio nel 2009: 875 milioni di euro derivanti dal contributo fiscale e previdenziale delle società professionistiche italiane, mentre 155 milioni sono relativi al gettito erariale derivante dalle scommesse sul calcio. Una delle poche note positive è la crescita degli investimenti sui settori giovanili che passa dai 70 milioni di euro della stagione sportiva 2009/2010 ai circa 80 milioni della stagione 2010/2011. I diritti televisivi incidono per il 48%. In serie A rappresentano ancora la maggiore leva del business. Pesano, infatti, per il 55,6% dei ricavi di esercizio (58,3% nella stagione 2009/2010), mentre in seconda divisione per il 16,7% (16% nella stagione sportiva 2009/2010). Il “Report Calcio” della FIGC ha messo a confronto anche le diverse leghe calcio europee. I ricavi complessivi del football continentale ammontano nel 2010 a 17,9 miliardi di euro: 734 club partecipanti alle 53 top division europee per 12,8 miliardi di euro; società di seconda e terza divisione per 3 miliardi di euro e ricavi netti di FIFA, UEFA e Federazioni Nazionali per 2,1 miliardi di euro.Disavanzo di 428 milioni di euro; pesa lo scarso sviluppo, in tutte le serie professionistiche, dei ricavi da stadio.Il giro d’affari del calcio professionistico italiano ha superato, nella stagione 2010/11, il tetto dei 2.5 miliardi di euro (-1,2% rispetto alla stagione precedente). La serie “A” genera l’82% dei ricavi complessivi (-2% rispetto solo ad un anno fa), la serie Bwin il 14% (era 11% nella stagione 2009/2010) e la Lega Pro il 4% (5% al termine della precedente periodo di riferimento).
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