Serie A - Serie B

Editoriale – Quando una bravata si trasforma in una mezza tragedia

Pubblichiamo un interessante commento uscito stamattina su VignaclaraBlog a firma del direttore Massimiliano Morelli. 

Un petardo, dieci petardi e mille petardi. Una volta, dieci volte, mille volte, una partita dopo l’altra, un costante rischio, quotidiano e assurdo per uno scoppio che costa soldi e a malapena impaurisce chi viene preso alla sprovvista. Soprattutto quel “boom” seguito generalmente da qualche risata sguaiata fa pensare che l’attimo dello stupido arrivi con cadenza elvetica quando si va allo stadio.

Nelle ultime settimane un fatto del genere è accaduto a Trani e a Napoli. E ieri sera a Roma. Sì, davvero, Lazio-Fiorentina è sfida sentita quanto si vuole, mai quanto un derby ovviamente, e magari si potrebbe fantasticare lo sfottò per gli antagonisti se proprio ci si vuole sentire diversi.
Anche se chi ama davvero il calcio sarebbe lecito e intuitivo pensare che si voglia godere la partita facendo il tifo per la sua squadra e basta, senza curarsi di chi sta dall’altra parte.

Ecco, ieri sera un ragazzo, un tifoso della Lazio, ci avrebbe potuto pensare mille e una volta alle conseguenze. Invece no, non l’ha fatto, ha acceso il petardo e questo gli è scoppiato in mano. Schizzi ovunque e falangi sparpagliate.

Così s’è fatto male, e di brutto, ha perso tre dita ed è stato costretto a lasciare l’Olimpico; e di corsa l’hanno portato all’ospedale col sangue che colava da tutte le parti. Per lui niente finale di partita e una menomazione che magari dovrà giustificare davanti alle forze dell’ordine, alla famiglia, agli amici. A un datore di lavoro, se ha un lavoro.

E pure a sé stesso, che per tutta la vita si guarderà quella mano e forse s’accorgerà che stavolta la ragazzata gli è costata tanto. Troppo, per una partita di pallone.

Ho assistito ieri, non senza sorpresa, alla ridda di commenti in tv (spesso anche di circostanza) degli addetti ai lavori sul caso del giovane tifoso della Lazio, che, ha perso tre dita per non aver saputo calcolare il tempo di scoppio di un petardo. E’ ora di farla finita con queste notizie da “Terzo Mondo”. Le forze dell’ordine devono eseguire maggiori controlli (a partire dalle curve di calcio), perchè mi permetto di dire: meglio una settimana di galera che tre dita in meno in una mano tutta la vita. Purtroppo questi casi non finiranno, finchè non ci saranno delle leggi così restrittive da portare il potenziale “stupido” a fare una scelta: galera dura o dita saltate?

Il calcio si sta trasformando in una sub-cultura e queste notizie lo confermano, se già non lo sapessimo. Mi dispiace solo per la famiglia del ragazzo, questo sì. Lui è uno stupido senza riserve. Non è scusabile. 
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Marcel Vulpis

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