Serie A - Serie B

Editoriale – Italia e calcio (sport). Un paese alla deriva a partire dal mercato del lavoro

Al massimo, nonostante si dica il contrario, i giovani usciti dai master (ogni anno c’è un numero nettamente superiore alle richieste del mercato interno) vengono messi a monitorare a bordo campo i cartelloni pubblicitari. E’ un paese alla deriva, quindi giusto (forse) mettere i giovani a “bordo campo”, così si abituano a ciò che li aspetta nel futuro. All’estero, invece, è l’esatto contrario. La “good news” arriva chiaramente dall’Inghilterra e dalla Premier league. Il Manchester City FC, top club della Premier League, è alla ricerca di personale e propone un’interessante opportunità per laureati e junior sales disponibili ad entrare a far parte dello staff della società.
Con sede a Manchester, il lavoro consiste nell’aumentare i ricavi del club sia durante i giorni delle partite che nel corso della settimana, attraverso vendita diretta e sviluppo di nuove attività commerciali tramite strumenti di customer relationship management. La domanda sorge spontanea: quando il “merito” sarà il fattore principale di ingresso nel mondo dello sport? Uscendo, pertanto, dalla logica delle amicizie importanti o delle parentele. Sinceramente non se ne può’ più’. Non è un caso se questo mondo del calcio ogni anno perda milioni di euro. Se il management non è di qualità come si fa a migliorare l’intero comparto? 

In Italia nel calcio si entra al 99.9% per “cooptazione” (più o meno dirette, meglio ancora se si ha lo stesso cognome dei dirigenti o della proprietà del club di turno). Poi le eccezioni esistono, chiaramente, ma sono appunto eccezioni. 

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Marcel Vulpis

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