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Consiglio CONI: si continua a parlare del caso FIN


(di GIANNI BONDINI) – Atto dovuto o atto voluto? Questo è il dilemma che lacera  un po’ il CONI. Dall’ispezione al parere legale “pro veritate”. Stamattina il Consiglio Nazionale   si è misurato su questo tema, mandando in scena se non una vera  e propria divisione, posizioni diverse.
Secondo il governo Malagò, riassumiamo, le 23 fatture della Federnuoto per una spesa complessiva di più di 800 mila euro meritavano di essere esaminate dalla commissione di vigilanza sui bilanci federali. Ma non bastava, perché attivato e pagato un avvocato, si dovevano (obbligatoriamente) inviare gli atti alla  Procura. 
Invece il presidente del nuoto Barelli, seppure con un’ironia che non gli conoscevamo, è d’inverso parere. Si ritiene “preso di mira”. E sul tema del giù le mani dalle Federazioni, ce ne sono sei sotto esame, s’è prodotto l’ex presidente del Coni Giani Petrucci.
Nessuno l’ha detto o lo vuole dire, ma per quanto riguarda le spese legate direttamente ai contributi governativi (420 milioni l’anno scorso) le Federazioni gestiscono soldi pubblici.
A legittimare l’operato ispettivo e d’invio delle carte della Federnuoto si è impegnato l’amministratore delegato di Coni servizi, Alberto Miglietta, che è anche presidente del Badminton. Non appena ha finito di parlare, però, s’è trovato la strada sbarrata da poche e incisive parole dell’ex presidente di tutto  e influente  componente CIO, Franco Carraro, che scandito: “Miglietta è qui come presidente del Badminton, la Coni Servizi ha come maggiore azionista il Ministero del Bilancio, non il Coni”. A essere maliziosi si può capire, che le logiche dello sport sono diverse dalle logiche della “partita doppia”. E sulle  semplificazioni burocratico-contabili il presidente  del tennis, Angelo Binaghi ha spiegato che  si possono risparmiare 12 milioni di euro. 
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Marcel Vulpis

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