Calcio.Internazionale

Il calcio sostenibile dell’Atletico Madrid


Un’interessante riflessione di Pietro Scognamiglio, giornalista lucano, sul “fenomeno”, modello, di calcio economicamente sostenibile (per non parlare del progetto sportivo) dell’Atletico de Madrid, guidato dal tecnico argentino Simeone, che, quest’anno, ha conquistato la Liga spagnola e la finale di Champions league, contenendo le Merengues fino al 93° minuto (prima del gol di testa di Gareth Bale, “mister 100 milioni di euro”.

Per celebrare la grandezza dell’Atletico Madrid non serve la retorica sui perdenti di successo. Sarebbe inopportuna. Archiviata la romanzesca finale di Lisbona, bisogna ricordare che resta il trionfo nella Liga, maestoso, a rendere giustizia al capolavoro di Diego Simeone. Negli ultimi trent’anni il duopolio Real-Barcellona è stato infranto solo sei volte. Se lo sport resta la più calzante metafora della vita, la parabola della metà povera di Madrid diffonde un messaggio di speranza. E allo stesso tempo di rottura.

Il cammino dell’Atletico nella stagione appena conclusa smonta a picconate gli alibi dei club italiani quando vanno a spiegare il perché, in Europa, da qualche tempo fanno fatica. Con un budget vicino a quello delle nostre squadre di medio-alta classifica il Cholo ha riportato al Vicente Calderon un titolo nazionale che mancava dal 1996, quando lui stesso l’aveva conquistato da giocatore. A dicembre 2011 è salito in corsa sulla panchina dei colchoneros aprendo un ciclo che ha riempito la bacheca con una Europa League, una Supercoppa Europea, una Copa del Rey e una Liga. Tantissima roba, che non può essere oscurata da una finale persa con la macchia della gestione approssimativa di Diego Costa.

L’Atletico si è stabilizzato tra i top team europei vendendo, prima di acquistare. Costruendo giocatori per garantirsi il futuro. L’ha fatto con Fernando Torres fino al 2007, ceduto al Liverpool a peso d’oro. Poi Aguero, Forlan. Per ultimo Falcao, ceduto l’estate scorsa al Monaco con quasi venti milioni di plusvalenza rispetto a quando venne prelevato dal Porto, due stagioni prima. L’Atletico, come le italiane, fa fatica a trattenere i top player. La coppia d’attacco di questa annata comunque trionfale nasce dall’acquisto a saldo di David Villa e proprio dalla rivalutazione di Diego Costa, per tanti anni poco più di un onesto mestierante del gol. Tra i difensori Miranda è stato snobbato dal mercato italiano ed è ignorato dal Brasile di Scolari, al pari dello strepitoso Filipe Luis. Tiago e Diego sono scarti del nostro e di altri campionati.

Tante le analogie con il Siviglia. Unai Emery ha alzato l’Europa League a Torino dopo aver perso in estate Jesus Navas, Negredo e Kondogbia. Atletico e Siviglia hanno trovato il modo di essere competitivi in Europa senza potersi confrontare, in termini di potenziale economico, con i colossi del continente. Riduttivo, banale parlare di miracolo. Le coppe europee ogni anno le alzano solo in due e non per questo tutte le altre hanno fallito. Affidare una programmazione pluriennale a dirigenti competenti e a un allenatore di grande carisma e qualità non è forse garanzia di successi, ma moltiplica le possibilità di respirare l’atmosfera di certe notti.

In attesa di ritrovare le milanesi sul palcoscenico che gli compete, Simeone rappresenta il modello da seguire per Conte e Garcia. Juventus e Roma non hanno sulla carta i mezzi per arrivare nel prossimo triennio sullo stesso livello di Real Madrid, Barcellona, Manchester City, Psg e Bayern Monaco. Ma tra queste, guai a dimenticarlo, in Europa ha vinto una sola. (fonte: Spoome). 
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Marcel Vulpis

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