Editoriale – Fenati enfant prodige di Sky VR-46, ma nasce nel Team Italia (Federmoto)
Il “Dottore” continua ad essere competitivo in MotoGp, così come pure Dovizioso può piazzare qualche zampata, ma è il futuro a turbare l’intero movimento motoristico. C’è la promessa Iannone, ma le vittorie di Fenati su KTM entusiasmano addetti ai lavori e non, fanno ben sperare. Fin qui la notizia sportiva, dettata dalle cronache del Mugello (tra l’altro con uno chassis interamente tricolore, che fa ancora più notizia nella giornata del 2 giugno e delle celebrazioni istituzionali dalle parti dei Fori Imperiali), ma la vera notizia da “spigolatura” giornalistica è la totale assenza della memoria storica dei giornali in oggetto.
Ho letto attentamente questa mattina, per esempio, la pagina di Filippo Falsaperla sulla “Gazzetta“, dove c’era il trionfo di Fenati e del suo più popolare “mentore” a due ruote (Valentino Rossi), descritto ai box del suo team persino in ginocchio di fronte al nuovo campione della Moto3, peccato che mancasse un bel paragrafo su come fosse nato il fenomeno in esame e su chi l’avesse portato fino all’Olimpo dei successi attuali.
Se devo essere sincero quello che manca in questo paese a tutti i livelli, quindi anche a carattere sportivo, è il ricordo, la memoria storica e forse anche la gratitudine. Non c’è una riga nel pezzo di Falsaperla che ricordi, seppur vagamente, che se Fenati è il provetto campione che oggi tutti vediamo su Sky, nel doppio ruolo di broadcaster tv e sponsor dell’omonimo team in co-gestione con Rossi, lo deve principalmente al progetto “Team Italia” della Federmoto.
Una intuizione che nasce alcuni fa dalla volontà del direttore velocità della Federmoto, Alfredo Mastropasqua. Lo stesso che, da diverse stagioni, ha rilanciato in Italia il CIV. Sempre nel pezzo della “Gazza” si parla di CEV e dei junior team iberici, ma del Campionato Italiano Velocità neppure una riga. Il perché è tutto da scoprire.
Coincidenze o meno, la pagina del collega del quotidiano sportivo lombardo, è come se virtualmente avesse azzerato gli investimenti della FMI del presidente Paolo Sesti. D’altronde se non vieni citato, se non vieni ricordato, è come se non esistessi. Una sorta di oblio mediatico, con l’immagine di Rossi a capitalizzare in questo primo anno di Motomondiale gli sforzi della Federmoto, perché Fenati, e qui lo sottolineiamo con forza, non esce dal cilindro come un “coniglio”, perché così sembrerebbe leggendo oggi Falsaperla, ma dal lavoro “certosino” della Federazione.
La stessa Federazione, che, come ci risulta, si era avvicinata a Valentino Rossi, nei mesi passati, per rendere ancora più forte il Team Italia, ma alla fine, a sorpresa, il Dottore di Tavullia ha preferito lavorare da solo, un po’ in linea con il suo carattere. D’altronde, questo è un paese che fa mai “squadra” su qualcosa? In poltica, economia, figuriamoci nello sport. E’ chiedere troppo. Ecco perché ho deciso come direttore di agenzia di ricordare questi aspetti, perché dietro a Fenati c’è sicuramente il lavoro sportivo e tecnico del team Sky-VR46, uno dei più ricchi della Moto3, ma il centauro italiano nasce da una idea e intuizione della FMI ed era giusto sottolinearlo, visto che nessuno l’aveva fatto in questi due ultimi giorni. Perché anche la “memoria storica” è e fa notizia, ma solo se la si cerca.
(di Marcel Vulpis) – La conquista del trofeo del Mugello nel week-end da parte di Romano Fenati, centauro di SKY-VR46, team di proprietà di Valentino Rossi sponsorizzato dal colosso tv Sky, da quest’anno titolare dei diritti del Motomondiale con dirette sui canali Sky e Cielo, ha scatenato tutti i quotidiani sportivi, che, da un paio di giorni, dedicano commenti e pagine per celebrare il talento italiano delle due ruote.
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