Tecnologia – L’evoluzione dei palloni del Mondiale. In Brasile si giochera’ con Brazuca.
Nella prima edizione del mondiale (Uruguay 1930) si giocò con palloni cosiddetti “d’epoca”. Per poterla gonfiare, la sfera, veniva ricoperta da 18 strisce di cuoio (legate tra loro da stringhe di cotone). Un passo in avanti fondamentale, sotto il profilo dell’evoluzione del pallone, avvenne nei primi anni Cinquanta. La Select, ditta danese ancora oggi attiva nella produzione di palloni per lo sport, cominciò a commercializzare un modello inedito, destinato a modificare la storia di questa disciplina. Per migliorare la rotondità, il rivestimento venne formato da 32 pannelli di cuoio, divisi in 12 pentagoni e 20 esagoni, creando di fatto una forma geometrica nota come “icosaedro troncato”.
Da esattamente quarant’anni e per dodici edizioni consecutive, l’Adidas fornisce i palloni per i Mondiali di calcio. Per esempio il Telstar degli anni ’70 (fu il primo mondiale ad essere trasmesso in tv), costituito da 32 pentagoni in bianco e nero; il Tango che vide il trionfo dell’Italia a Spagna ’82; l’Atzeca di Messico ’86 (primo pallone “sintetico”) e l’Etrusco per Italia ’90 (aveva come particolarità una serie di disegni: tre teste di leone in ogni esagono). Da Francia ’98 in poi i palloni hanno abbandonato i tradizionali bianco e nero diventando colorati; un ulteriore problema, a detta dei portieri, perché il colore crea comunque problemi visivi a chi deve parare. In Giappone-Corea è stato lanciato Fevernova, diventando subito popolare per essere totalmente “dorato” e in schiuma.
Nel 2006, in occasione del mondiale di Germania, Adidas ha debuttato il “Teamgeist”, un pallone composto solo da 14 pannelli, per scendere poi ad otto in SudAfrica con il “Jabulani”, realizzato con la tecnologia “grill ‘n groove”, per migliorare la precisione dei tiri e il controllo della sfera. Il disegno di questo pallone era composto da 11 colori; rappresentava lo stadio della finale, l’FNB stadium, e il numero non è stato scelto a caso: ben 11 quante le lingue ufficiali del SudAfrica.
In Brasile a Rio sarà utilizzato “Brazuca” (significa “brasiliano”). Il pallone è stato testato, per due anni e mezzo, da più di 600 giocatori (proprio per evitare polemiche, che, comunque, non mancheranno e faranno parte del “sale” di questo mondiale verdeoro) ed è composto da soli sei pannelli. Garantisce la sua sfericità anche in condizioni di pioggia più intensa e la struttura della superficie migliora controllo, stabilità e l’aerodinamica in campo. Migliore è anche il rimbalzo che, grazie alla camera d’aria interna, ne garantisce l’effetto desiderato, così come quella presente nei palloni ufficiali della Champions league.
Pensieri mondiali: quando il pallone diventa diabolico
Super-colorati, dorati, a strisce. Ne pensano e ne producono di tutti i colori, verrebbe da dire, ma del vecchio e intramontabile pallone in cuoio neppure l’ombra. “E’ il passato” amano dire gli addetti ai lavori. a conferma che di fantasia e creatività nel pallone ce n’è sempre di meno, perchè, ormai, a torto o a ragione, è tutta tecnologia. Negli ultimi anni Adidas ha dovuto “gestire” il malcontento di alcuni portieri (casualmente testimonial di aziende “avversarie”) perchè, a sentire questi ultimi, quando questi nuovi palloni vengono colpiti con una certa violenza, soprattutto da lontano, all’inizio mantengono la traiettoria, ma quando si avvicinano alla porta sembrano”ovali” assumendo talvolta traiettorie illeggibili. Per ovviare a questi problemi la casa di Herzogenaurach, in vista di Brasile2014, ha coinvolto ben 600 calciatori, legati, tra l’altro, al numero più allargato di marchi concorrenti. Proprio per evitare che, durante l’evento, qualcuno si “svegli” e decida di criticare Brazuca più per motivi commerciali che tecnici.
Al di là della tecnologia applicata ai palloni, chi ha giocato in porta sottolinea il fatto che tra i fattori principali alla base delle papere ci sono: il campo scivoloso, l’umidità, un colpo di vento, ma, soprattutto, la distrazione del portiere, ovvero quanto di più “umano” da opporre proprio alla super tecnologia di questi strumenti di gioco.
LA STORIA DEI PALLONI DEI MONDIALI DI CALCIO
dal 1930 ai primi anni ’50: palloni artigianali in cuoio
1950-1966: ditta danese Select (palloni con 32 pannelli in cuoio)
L’avvento della tecnologia Adidas (12 edizioni incluso il Brasile)
Telstar (Messico 70)
Telstar Durlast e Chile (Germania 74)
Tango (Argentina 78)
Tango (Spagna 82)
Atzeca (Messico 86)
Etrusco (Italia 90)
Questra (Usa 94)
Tricolore (Francia 98)
Fevernova (Corea e Giappone 2002)
Teamgeist (Germania 2006)
Jabulani (SudAfrica 2010)
Brazuca (Brasile 2014)
I PARAMETRI FIFA NELLA REALIZZAZIONE DI UN PALLONE “MONDIALE”
1 – Peso: da 420 a 445 grammi
2 – Circonferenza: tra 68,5 e 69,5 cm
3 – Sfericità: massimo 1,5 per cento
4 – Perdita di pressione: massimo 20 per cento
5 – Assorbimento acqua: 10-15 per cento
6 – Rimbalzo: da 125 a 155 cm
7 – Tenuta della forma: 1,5 per cento
Dal cuoio, all’icosaedro troncato, fino ai palloni ipercolorati ma a rischio “papere”. Il pallone da gioco dei Mondiali è uno degli attori più attesi: gioia degli attaccanti, passione non sempre positiva dei portieri in campo.
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