Vulpis (Sporteconomy): Si’ ai Giochi di Roma2024, ma prima il referendum popolare. La lezione che ci arriva dalla Baviera.
Non sono contrario, in linea di principio, all’idea di una Olimpiade per la città e l’economia locale/nazionale, ma prima di arrivare a questa scelta bisogna risolvere alcune problematiche per il momento indifferibili. In questo primo editoriale l’attenzione è sul tema delle “decisioni prese dall’alto”, da parte di una èlite (politico/imprenditoriale/sociale) su una intera collettività.
Mi spiego meglio: sì ai Giochi, ma prima si faccia un referendum, perché i Giochi, come ogni grande evento, impattano su una collettività ed un territorio (6 milioni di romani e ben XV municipi in termini di viabilità, cantieri, edilizia urbanistica, ecc.).
Non si può nel Terzo Millennio lanciare una sfida così importante senza prima avere il consenso della cittadinanza.
Dire, come ho letto, “sento che la cittadinanza romana è già dalla parte di questo progetto” è una profonda banalità. Non ricordo chi l’ha detta, ma è girata in queste ultime ore. Un progetto del genere non può essere costruito sulle banalità, ma esclusivamente sulle “certezze”. Una di queste è ottenere un elevato consenso attraverso un referendum popolare.
Qualcuno potrebbe dire: ma quando mai per decidere se partecipare o meno ad una candidatura olimpica bisogna sentire prima la cittadinanza? Vero, nei paesi poco civili come il nostro è sempre successo (con gli orrori vissuti negli ultimi anni) che una élite abbia deciso per tutti. Adesso, però, è arrivato il tempo di dire basta e la lezione arriva dal Nord Europa, dove per esempio in Baviera ha detto “NO” alla candidatura a cinque cerchi per i Giochi invernali.
Al riguardo, credo che a molti sia invece sfuggita una notizia, apparsa ma spesso relegata nei fondi delle pagine dei quotidiani, che può forse insegnarci qualcosa: la Baviera il 10 novembre 2013 è andata a votare e ha deciso, sebbene buona parte degli impianti sia già pronta (lo stesso non si può dire a Roma dove ancora devono dire SI’ all’impianto futuro dell’AS Roma), che non avrebbe presentato la sua candidatura il successivo 14 novembre per ospitare i Giochi Olimpici Invernali 2022.
La decisione di presentare ufficialmente la candidatura era stata subordinata, infatti, ad un referendum, tenutosi regolarmente il 10 novembre 2013 ,nelle quattro Regioni alpine che li avrebbero dovuto ospitare, tra le quali la stesa città di Monaco.
Con percentuali tra il 52 ed il 60% i cittadini hanno detto NO
Il movimento NOlympia che si è attivato, per far sì che vincesse il no, ha sostenuto nel corso del periodo precedente al referendum che l’oIimpiade avrebbe rovinato l’ambiente, sarebbe costato un sacco di soldi, sarebbe stata condotta sotto l’egida degli sponsor. Forse in un paese come il nostro, a queste motivazioni si sarebbe potuta aggiungerne una ben più importante: la corruzione, che eventi del genere, svoltisi in italia nel recente passato, si sono purtroppo portata dietro.
“Qui non ha perso lo sport, ha perso il Cio”, ha detto il presidente dei Verdi nel Parlamento locale. “Il voto non è un segnale contro lo sport ma contro la non trasparenza e l’avidità per il profitto del CIO”, ha dichiarato Ludwig Hartmann, uno dei principali esponenti del fronte del No che ha proseguito “Ogni candidatura olimpica in Germania sarà fuori discussione finchè le cose non cambieranno, non sono i luoghi che devono adattarsi al CIO ma il contrario”.
Mi verrebbe da dire ad Hartmann: Non ti lamentare troppo, perché se ti fai un giro all’Expo di Milano forse ci ripensi e candidi la Baviera.
Ma al di là della provocazione, quello che con forza vogliamo lanciare come agenzia giornalistica è l’idea di un referendum prima di arrivare a lanciare la candidatura di Roma.
In sintesi, prima il referendum e solo dopo Marino (sindaco) e Malagò (CONI) possono lanciare la candidatura della Città Eterna per i Giochi 2024. Mai più candidature calate dall’alto sui territori, mai più soldi pubblici (una candidatura olimpica costa tra i 20 ed i 40 milioni di euro) parzialmente o integralmente spesi per una possibilità remota di vincere. Su questo tema Sporteconomy coinvolgerà il maggior numero di deputati di sinistra e destra per creare un fronte comune sul tema del “referendum” SI/NO su ROMA2024. E, soprattutto, vigileremo su ogni euro speso da un futuro comitato organizzatore dei Giochi 2024 coinvolgendo il maggior numero di associazioni e comitati di cittadini presenti sul territorio capitolino.
Da tempo leggo sui giornali, ormai privi di qualsiasi pagina di approfondimento sul tema della “politica sportiva”, che le principali istituzioni italiane, guidate dal sindaco di Roma, Ignazio Marino e dal presidente del CONI, Giovanni Malagò, sarebbero pronte a lanciare la candidatura della città di Roma per i Giochi olimpici estivi del 2024.
Già l’ex presidente del Consiglio (Enrico Letta) si era sbracciato pur di sostenere questa idea. Poche settimane dopo è stato colpito e affondato dal “fuoco amico” del nuovo PD rendiamo.
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