L’AS Roma riduce il gap con la Juve e punta dritto sul titolo tricolore
Pare vada tutto a gonfie vele a Trigoria, anche se c’è la spada di Damocle del fair play finanziario imposto dalla Uefa: i costi non devono superare la massima deviazione consentita rispetto al pareggio di bilancio (45 milioni nel primo periodo di monitoraggio, circa 30 milioni nel triennio a partire dal 2018/19) e i debiti devono essere pagati puntualmente.
La Roma ha chiuso gli ultimi due bilanci con una perdita complessiva di 98 milioni di euro, ma è anche vero che nei giorni scorsi il presidente James Pallotta è intervenuto con 100 milioni per completare l’aumento di capitale. Dunque, il sodalizio romano è a rischio? Diciamo di no, se si prende in considerazione la “clausola Paolillo”, figlia di un’idea del dirigente interista che consente di non inserire nel bilancio al 30 giugno 2012, solamente gli ingaggi dei calciatori messi sotto contratto il primo giugno 2010 e gli investimenti fatti nel settore giovanile. Ma la risposta rischia l’affermativo qualora non venissero confermate le previsioni degli americani: la Roma dovrebbe incassare tra bonus e market pool e i diritti tv minimi garantiti per la partecipazione alla Champions circa 31 milioni di euro. Scavalcato, per ora, l’arcano delle direttive Uefa, il rovescio della medaglia d’una As Roma completamente a stelle e strisce dopo la cessione del 31% da parte di Unicredit a mister Pallotta resta lo stadio di proprietà, il cui progetto sopravvive fra intoppi burocratici e associazioni di ogni estrazione pronte a diramare opinioni nel merito: è da poco arrivato lo stop alla realizzazione dello svincolo di accesso alla nuova struttura attraverso la Roma-Fiumicino. (fonte: Avvenire)
(di Massimiliano Morelli) – Astori, Cole, Emanuelson, Keita e Ucan in rigoroso ordine alfabetico oltre a Iturbe, costato 28,6 milioni di euro, secondo acquisto più costoso nella storia del club dopo quello di Batistuta. E poi giovani di belle speranze come Somma (figlio dell’allenatore Mario), Paredes e Sanabria. Inutile nascondersi, è una Roma più forte rispetto a quella dello scorso anno, e poco importa se andranno via Benatia e Destro, le cui cessioni porterebbero un tesoretto di circa 65 milioni da reinvestire magari per tesserare Jovetic o Rooney, nomi più volte incastonati dagli esperti di mercato nell’undici di base gestito da Rudi Garcia. Facile a dirsi, la platea romanista (35mila spettatori l’altra sera all’Olimpico per la presentazione ufficiale, incorniciata dal 3-3 con il Fenerbahce) ha gradito la campagna acquisti griffata Sabatini che, unita al prestigioso accordo siglato con la Nike – nuovo sponsor tecnico – e al ritorno in Champions, ha portato in pochi giorni a staccare 26mila tessere, mille in meno rispetto alla regina degli abbonati, la Juventus, ma oltre 5 volte in più della Lazio.
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