La AS Roma inizia la stagione senza sponsor e la risposta del manager Baldissoni.
Il club, il cui dipartimento marketing, da oltre un anno, porta la “firma” di Giorgio Brambilla (dopo l’esperienza del tedesco Christoph Winterling ex uomo-Adidas), è stato oggetto, in questi ultimi due campionati, di una massiccia operazione di restyling: dalla modifica del logo, al potenziamento del settore social (3,76 milioni di like su Facebook e circa 497 mila follower su Twitter), per passare attraverso mostre, iniziative di fidelizzazioni della tifoseria, fino alla novità della radio monotematica, affidata a David Rossi, ex direttore artistico Tele Radio Stereo (TRS).
Un lavoro, quella della ricerca degli sponsor di maglia, che non ha portato sempre i risultati attesi dalla dirigenza, sicura di poter vendere la divisa di gioco ufficiale ad una cifra più che doppia rispetto al periodo “felice” di Wind (6 milioni di euro nel 2012/13).
La leva che dovrebbe far lievitare il prezzo di accesso è l’ingresso in Champions league, ma la Roma non è presente nel salotto buono del calcio europeo in misura costante (sulla falsariga del Napoli di Aurelio De Laurentiis). C’è da considerare, poi, che in questa fascia di prezzo sono presenti club di profilo internazionale come Milan (Emirates paga 12 milioni di euro, più bonus a stagione) e Inter (oltre 13 milioni dal marchio Pirelli), con bacini di utenza di tutt’altra consistenza numerica (ben dieci volte superiori, se non oltre, in entrambi i casi in esame). Una opportunità di crescita potrebbe essere affidarsi ad una agenzia di sports-marketing a livello mondiale (come, per esempio, Infront sports&media), ma, per il monento, il club di Trigoria preferisce vendere, in controtendenza, con una struttura interna.
Migliore sorte ha avuto la sponsorizzazione tecnica. Dopo l’anno “sabbatico” vissuto nella precedente stagione (con il materiale gara senza griffe, acquistato da un produttore di materiale sportivo), la Roma ha stretto un accordo decennale con Nike.
Il minimo garantito è di 4 milioni di euro annui. Si puà salire fino a cinque solo se verrà inaugurato il nuovo stadio. Un’opportunità mancata, perché altri club avrebbero monetizzato maggiormente la novità assoluta dell’impiantistica.
La top ten europea delle sponsorship tecniche è compresa tra i 94 milioni del Manchester United con Adidas (a partire dal prossimo anno) ed i 16 milioni del Manchester City proprio con Nike. La Roma vale quindi il 5 per cento dei Red Devils ed è quattro volte inferiore ai cugini del City. Per recuperare questa differenza ci vorranno non meno di dieci anni, ad essere ottimisti.
Il matrimonio con la Nike porta l’As Roma a spostare il proprio raggio d’azione sui mercati internazionali, ma prima di sviluppare questa strategia converrebbe radicarsi sul territorio, creando un collegamento più stretto con la municipalità di Roma. E’ molto più semplice, infatti, che il turista-tipo straniero acquisti un kit integrato a marchio “As Roma-città di Roma”, come ricordo della visita nella Capitale, piuttosto che all’estero, dove, nei negozi con lo “swoosh”, il club capitolino trova, purtroppo, la concorrenza diretta di colossi del merchandising come Barcellona, Manchester United, Juventus o Inter (tutte realtà legate a filo doppio alla casa statunitense). In attesa di conoscere, a fine stagione, i primi risultati delle vendite di Roma merchandising (il valore del mercato italiano, secondo Repucom, in termini di maglie vendute, è appena di 1,18 milioni di pezzi, circa 59 mila unità in media per club), creata insieme con la stessa azienda americana (un ufficio di rappresentanza, con tanto di show-room aperto proprio di fronte alla Questura di Roma), fa riflettere che nel 2006/7, ai tempi di Diadora, il valore degli affari da merchandising fosse di poco superiore ai 4,5 milioni di euro, con il 90 per cento delle maglie repliche collegate all’immagine di Francesco Totti, l’unico vero uomo-immagine, ancora a 37 anni, della Roma ora a stelle e strisce.
Ecco cosa ha risposta nelle ultime ore il top manager AS Roma Mauro Baldissoni relativamente al tema della ricerca dello sponsor di maglia.
Mauro Baldissoni, direttore generale del club giallorosso, ha parlato aRoma Radio delle strategie future del club capitolino.
‘Ieri è stato un giorno importante per la storia della Roma. L’approvazione di pubblico interesse chiude una prima fase amministrativa che riguarda il Comune e costituisce il quadro politico e contrattuale con l’amministrazione su quello che riguarda gli oneri e gli investimenti sulle infrastrutture e le cubature. C’è ancora tanto da fare, ci sono ancora migliaia di particolari che saranno al vaglio di revisione, ma il progetto del piano politico-economico è definito e questo ci consente di pensare che il prossimo passaggio sarà ugualmente positivo. Un main sponsor per la Roma? C’è una squadra che sta lavorando a questa voce. Si cerca un partner che non sposi soltanto la maglia ma che possa essere collegato all’immagine del nuovo stadio. Se fino a oggi la Roma non ha uno sponsor sulla maglia è perché il valore della Roma è in crescita e noi richiediamo al mercato è che riconosca il valore attuale e il valore prospettico che si sta formando. Siamo fiduciosi perché stiamo già constatando che il mercato è pronto a riconoscere questo valore”. (fonte: Roma Radio).
(dal Corriere dello Sport) – Sotto i 12 milioni di euro non si vende. E’ questo il diktat commerciale del presidente della Roma, James Pallotta, sul terreno della sponsorizzazione di maglia. Nel frattempo, per il secondo anno consecutivo, la squadra giallorossa ha iniziato la stagione senza marchio commerciale, ad eccezione dell’operazione di co-marketing con SkySport collegata ai diritti tv della Champions (che parte per la Roma il prossimo 16 settembre).
No Comment