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Partita doppia per il CONI

Con gli annunci di “sportivizzare” la scuola e di far concorrenza alla giustizia ordinaria. Attenti a non farsi del male.

Il presidente Giovanni Malagò ha, invece, le carte in regola per affrontare questi due ostacoli con tecniche innovative. Non è appesantito da altre passerelle scolastiche né da precedenti scampagnate antidoping.

Per questo ci sentiamo di dargli un paio di modesti consigli. Supportati dall’esperienza di aver “sonnecchiato” agli annunci di almeno una dozzina di ministri dell’Istruzione (dal 1980 in poi) e dal ricordo dell’antidoping dell’Acqua Acetosa.

Perciò, ci assumiamo la “responsabilità morale” di dire che: lo sport vero nella scuola ci sta stretto; l’antidoping  è materia di Giustizia e di Salute. Quindi, da traslocare dal Foro Italico e dintorni. Senza rimpianti.

Per queste ipotesi qualche “vecchio” conoscente del CONI ci toglierà il saluto, ammonendoci che “il CIO non vuole”. Pazienza, ce ne faremo una ragione.

Perché, la scuola dovrebbe insegnare storia e cultura dello sport, combattendo ignoranza e sedentarietà con almeno  tre ore settimanali dedicate a educare il fisico e la memoria. Ma quale ricerca dei “nuovi Mennea”? Non ci sono neanche i soldi per le attività extra programma scolastico. Figurarsi per ritrovarsi sui campi sportivi.

Gli appassionati frequentatori dei social network devono diventare dei social citizen. Altroché “campionismo”, un compito delle società sportive civili e militari. Club che, con la crisi economica in corso, non hanno bisogno di subire, anche solo a parole, una presunta concorrenza scolastica. Sotto la testata dell’ Osservatore Romano sta scritto: “Uniquique sum”, cioè, a ciascuno il suo.

E, ancora, è illuminante la lettura della Gazzetta dello Sport con l’intervista di Franco Arturi al procuratore della Repubblica di Bolzano, Franco Rispoli.

Il magistrato, titolare delle indagini sul doping di Alex Schwazer e dintorni, svela una nuova fattispecie di reato innovativo: L’ “agevolazione al doping”. Cioè la responsabilità penale di coloro che aiutano, coprono o sostengono, per fare degli esempi brutali, l’attività dei “dopatori” in camice bianco o le fughe degli atleti “senza fissa dimora”, transfughi dell’antidoping.

Ovviamente, questa nuova ipotesi di reato nulla a che vedere con certi pronunciamenti da tribunale medievale su chi “non poteva non sapere”.

Di fronte a questa nuova frontiera penale dell’antidoping si rafforza la convinzione che il CONI debba farsi da parte e farsi aiutare. Per due motivi, tra i tanti: l’opportunità di evitare sospetti, già circolati, di “controllore-controllato”; il risparmio di risorse e l’assenza di sezioni dei Nas e dei Ros al Foro Italico. President Malagò, please.

(Tempi Supplementari – di Gianni Bondini) Scuola e doping sono gli “ostacoli” più difficili davanti al CONI di Giovanni Malagò. Due ostacoli che nel Palazzo dello sport si stanno affrontando secondo vecchi metodi.

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Marcel Vulpis

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