Lo spin-off della Ferrari fa partire il piano di rilancio di Marchionne (Fca)
Exor,
holding della famiglia Agnelli, alla fine di questo processo finanziario, si
troverà in pancia un 24 per cento costituito da azioni della casa emiliana,
essendo, a sua volta, socia per il 30,05 per cento di Fca.
Ad
appena due settimane dallo sbarco del titolo “Fca” in Borsa a New York e sul
listino di Milano, si inizia già a vedere la mano di Sergio Marchionne, numero
uno del gruppo nato dalla fusione tra Fiat e l’americana Chrysler.
Se, almeno
sulla carta, i dirigenti del gruppo automobilistico continuano a sottolineare
l’importanza dell’italianità del brand Ferrari (insieme alla bandiera tricolore
e alla nazionale di calcio è il simbolo indiscusso del made in Italy), è anche vero che le quotazioni a New York e in un
altro mercato europeo (tra le prime ipotesi c’è la Borsa di Milano), nel 2015,
possono diventare un fattore strategico per attrarre nuovi investitori
internazionali.
Centrale lo
sviluppo del progetto sportivo, che dovrà andare di pari passo con il piano
industriale (2014-18) del gruppo. Il marchio Ferrari deve tornare a vincere in
pista. I successi infatti sono stati, nelle stagioni passate, la migliore
pubblicità, in tutto il mondo, per spingere le vendite delle rosse di Maranello.
Significative
le parole di John Elkann, presidente di Exor, a margine del consiglio di
amministrazione di Fca, tenutosi per la prima volta nella città di Londra. Per
Elkann infatti questa operazione di scorporo è una opportunità storica anche
per gli azionisti della holding, perché, di fatto, si accompagna la nuova fase
di sviluppo della casa di Maranello, garantendone, nel contempo, autonomia e
indipendenza nella progettazione del nuovo futuro industriale e sportivo.
Nel 2013,
tra l’altro, Ferrari ha chiuso il bilancio con utili e fatturato record (oltre
2,3 miliardi di euro). Le vetture omologate sono scese a 6.922 unità per
mantenere alta l’esclusività e incrementare il valore nel tempo. Senza
considerare che, attualmente, il 100 per cento delle vetture consegnate in
tutto il mondo è personalizzato con il programma Taylor Made (valorizzando l’idea di un’auto di lusso su misura per
ogni cliente). Da capire se verrà
superato il tetto delle 7.500 vetture vendute, andando in controtendenza con la
filosofia aziendale precedente.
Marchionne,
pertanto, dovrà decidere se aumentare la produzione rinunciando all’esclusività
di gamma, o continuare su questo posizionamento di marca del lusso.
Diversi
analisti finanziari si chiedono, infine, se, dopo l’operazione dello scorporo
Ferrari (che doveva avvenire nel tempo, ma non in modo così rapido), ci sarà un
successivo intervento di riposizionamento, da parte dello stesso Marchionne,
sul brand Juventus (il 60 per cento
delle azioni è saldamente detenuto dalla stessa Exor), che ha un profilo vincente
ed internazionale alla pari della Ferrari in ambito sportivo. (fonte: CorrieredelloSport/Motori in collaborazione con Edipress).
La Ferrari scorporata da Fca e il previsto “convertendo” (tecnicamente un prestito obbligazionario) fa tramontare l’ipotesi di un aumento di capitale, ma, soprattutto, dà il via al piano di posizionamento del marchio del “Cavallino Rampante” nel mercato delle auto di lusso. L’obiettivo di questa operazione da 4 miliardi di euro è migliorare e garantire il suo valore, puntando sul collocamento borsistico, con l’occhio rivolto agli Stati Uniti (vi finirà il 10% dell’azienda) e a tutti quei paesi, in via di sviluppo, che possono essere interessati all’asset Ferrari.
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