Convegno CONI sul tema dell’anti-doping, ma serve legge quadro
Come si fa? In un paese in cui per votare una modifica elettorale si sta per arrivare “all’ordalia”, cioè con i contendenti pronti a camminare sui ciottoli incandescenti.
Malagò invece di bruciarsi le estremità “bino”, cioè, s’è diviso in due. Da Presidente ha difeso l’impianto accusatorio del procuratore Tammaro Aiello .che ha chiesto 4 anni e tre mesi di squalifica per Carolina Kostner per aver presumibilmente coperto il suo ex fidanzato Alex Schwazer accusato di aver fatto uso di sostanze dopante.
<Era obbligatorio per le regole Wada>. Giovanni Malagò, amico di Carolina e imprenditore privato, invece, giudica esagerata quella richiesta di ghigliottina sportiva. Una voce in sala commenta: “Ma un dirigente non dovrebbe andare contro al legge”.
Noi non scegliamo né il Presidente, né l’amico Giovanni. Andiamo contro-convegno. Non per sfiducia nei confronti di Malagò, in materia è il più affidabile numero uno dello storia dello sport, ma vogliamo escludere qualsiasi collegamento, anche solo sfiorato, tra i controllori (inquirenti, giudici e medici) e i controllati ( atleti, tecnici e dirigenti). Siamo fatti così, sospettosi.
Si consegni il “pacchetto” all’Istituto Superiore di Sanità. A cominciare da quel gioiello di Laboratorio antidoping, chiavi in mano, con Francesco Botrè uno dei capaci scienziati della provetta e il più bravo a spiegare il doping genetico, l’ormone della crescita e quant’altro come se parlasse di cose semplice. Con l’aggiunta dello staff dei suoi ragazzi e ragazze terribili.
Per arrivare ai controlli a sorpresa con la scorta dei carabinieri, di grado più modesto dei generali da podio, che non si facciano prendere in giro da quei 45 atleti “scappati da casa” per aggirare l’antidoping a sorpresa nel 2013 e che quest’anno sono aumentati a 155. “Mi faccia il favore”, direbbe Totò. Ce lo faccia ‘sto favore, nel 2015, presidente Malagò.
L’antidoping allo Stato e lo sport al Coni. Anche perché gli atleti non stanno troppo bene, se da una inchiesta, che conosce bene Damiano Tommasi che rappresenta i calciatori, “il 64,7 degli sportivi, dilettanti inclusi, dichiara di fare uso di farmaci. Lo sport fa male? Come fa male, alle persone di buona volontà sapere che c’è un fantasma
che si aggira nel palazzo del CONI, è lo spirito del consulente Wada Sandro Donati, del quale nessuno dei 18 relatori fa il nome, non è stato invitato ma se ne avverte al presenza. “Non si può dire che un convegno è valido solo se ci sono certe persone”, ci fa sapere Malagò.
Anche stavolta a ragione, ma il convegnone Coni. Perché Donati a viale Regina Margherita, dove c’è l’Istituto Superiore di Sanità, sarebbe satto accolto da una “standing ovation”. E al capo dei medici sportivi Maurizio Casasco avrebbero evitato il giro delle “chiese” del CONI per chiedere spazio e fondi.
Presidente Malagò, suvvia ci stupisca, cancellando dal Foro Italico “Lo sport del doping”.
(Tempi Supplementari di Gianni Bondini) Alla cinque della sera nel salone d’onore del CONI si è esaurita la maratona del “convengono” antidoping. Il saluto
conclusivo del presidente Giovanni Malagò è stato volutamente conciso e nel 2015 ci sarà una seconda puntata che dovrebbe portare novità. Per ora bisogna accontentarci del cambiamento di persone nella strutture di sempre. Per rendere “esterni al CONI” i controlli bisognerebbe cambiare la legge.
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