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Il derby capitolino vale la Champions

Tutto dipende dal market pool, ovvero dall’appeal che hanno le due squadre a livello internazionale. Lo sanno bene le rispettive dirigenze, consapevoli che stavolta perdere la stracittadina non significherebbe solo patire gli sfottò di rito, ma anche una forte perdita per due squadre quotate in Borsa. Garcia e Pioli fra una pretattica e l’altra, lasceranno dubbi sugli schieramenti fino all’ultimo momento: sanno che loro, più di ogni altro, rischiano la credibilità davanti a platee cui basta poco per eleggerli re o per trasformarli in bidoni. La speranza è che sia un derby da memorizzare anche sotto il punto di vista del rispetto fra tifosi. La credibilità del calcio passa anche attraverso l’atteggiamento dei suoi spettatori. (di Massimiliano Morelli su L’Avvenire) – Scavalcate tutte le statistiche possibili e immaginabili relative al derby romano, e accantonata pure l’onnipresenza di un personaggio come Francesco Totti nella “sfida capita-le”, c’è da capire se laziali e romanisti considerano più importante la finale di Coppa Italia di due anni fa, oppure l’appuntamento di domani allo stadio Olimpico. Stavolta chi vince può ottenere il lasciapassare per l’ingresso diretto nella Champions. Chi perde dovrà fare i conti anche con il Napoli per quel terzo posto che vale i preliminari, o sperare che la Juve vinca la Champions per contare su un 4° “invito” per l’Italia. Perché entrare nell’Europa che conta fa la differenza, soprattutto economica, che varia tra i 10 e i 15 milioni di euro. 

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Marcel Vulpis

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