Editoriale – Il fair play finanziario /1
Editoriale – Il fair play finanziario /1
Platini, il “grillo parlante” del calcio del Terzo
Millennio
di Marcel Vulpis*
“Con le nuove regole legate al fair play
finanziario proteggeremo il business di Abramovich, Massimo Moratti e Glazer.
Sono sicuro che vogliono vendere, ma chi comprerebbe club con tanti debiti? Chi
sarebbe così stupido?”. Ad
aver fatto questa dichiarazione è Michel Platini, numero uno dell’Uefa, che, da
tempo, stigmatizza i comportamenti di molti presidenti di calcio, che a vario
titolo, o spendono e spandono rincorrendo il miraggio della popolarità o
gestiscono le perdite passando anche per benefattori.
In questa seconda
categoria fanno parte molti dei numeri uno del calcio tricolore. Ormai i
management di questi club sono votati alla “gestione delle perdite” piuttosto
che allo sviluppo dei ricavi.
Ecco perché come
Sporteconomy siamo perfettamente allineati con il Platini-pensiero e anche noi
ci permettiamo di dire: “Chi sarebbe così stupido da acquisire club che sono
indebitati fino alle fondamenta o che per andare avanti sono obbligati a
ricapitalizzare prima dell’inizio della nuova stagione?”.
Magari viviamo in un altro
mondo, ma abitualmente una azienda (e ci sembra che ormai tutti i football club
siano società con scopo di lucro) che non raggiunge un risultato positivo, di anno
in anno, è, prima o poi, costretta a chiudere, perché è nel Dna di qualsiasi
impresa produrre utili e non perdite.
I risultati di gestione
delle società di calcio italiane si stanno però ritorcendo proprio contro
coloro che l’hanno generati. Chi prenderebbe mai un club che ogni anno
ricapitalizza per vivere? La ricerca della popolarità, dell’essere idolatrati a
priori, sta per rivoltarsi proprio su questi personaggi. Dopo Calciopoli si
sperava, tra addetti ai lavori, che si arrivasse a un new deal. Qui mi sembra,
invece, che si stia andando di male in peggio. Spesso come Sportecomomy ci
chiedono come mai in Italia non arrivino i magnati presenti in altri
campionati a partire da quello inglese (la mitica Premier league). La risposta
è molto semplice. Ad oggi il Paese-Italia non è un sistema così competitivo come il Regno Unito o la Spagna. Troppi interessi di bottega, troppi soggetti che
vogliono contare. Tutti vogliono mettere bocca su tutto, pur non avendo i mezzi
nemmeno per fare o persino per parlare. In un Paese del genere quando mai
potrebbe approdare un Malcom Glazer, o un Roman Abramovich. “Chi sarebbe così
stupido”, parafrasando ancora una volta Platini. Il re è nudo, bisogna solo
ammetterlo di vederlo per quello che è. Il calcio italiano ha bisogno
velocemente di essere rifondato. Nuovi presidenti, nuovi dirigenti, nuovi
stadi, nuove idee, ma anche (forse) nuovi tifosi. Speriamo solo che questo
processo possa partire il prima possibile, per evitare il default di sistema.
- direttore responsabile agenzia stampa
Sporteconomy.it
Si entra, quest’anno, nel vivo della prima fase de fair play finanziario fortemente voluto da Michel Platini, presidente dell’Uefa. La situazione a livello europeo e la fotografia del sistema-Italia.
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