Conte presentato alla stampa sportiva e su Tavecchio scatta l’ossequio-Day. Tutti zitti e buoni.

Conte presentato alla stampa sportiva e su Tavecchio scatta l’ossequio-Day. Tutti zitti e buoni.


(di Marcel Vulpis) – Ho assistito divertito e con uno stato d’animo quasi compassionevole per l’innumerevole stuolo di colleghi che ieri a Roma ha assistito alla prima conferenza stampa ufficiale di Carlo Tavecchio, neo presidente FIGC, insieme al commissario tecnico Antonio Conte (ex Juventus). Mi sarei aspettato domande al “vetriolo” su banane e gaffe varie addebitate in queste ultime settimane al fresco numero uno della Federcalcio. 

Ucciso l’uomo mediaticamente, ma iper solido a livello di consensi elettorali (confermando ancora una volta il principio che nell’urna contano i voti e non le parole al vento), ieri poteva essere la volta buona per chiarirsi con Tavecchio. D’altronde tutti questi “navy seals” dell’informazione romana (e non solo) non avevano avuto alcun timore a lanciare una vagonata di accuse (molte peraltro pretestuose) su Tav e la sua carriera (da quando aveva coperto il ruolo di sindaco di un piccolo comune lombardo fino alla LND, passando a setaccio tutto, cantine comprese). Eppure ieri, incredibilmente, di almeno una trentina di domande nessuna ha riguardato il caso dei “mangia banane” o il parallelo con l’omicidio dell’assassino di JFK o il presunto casellario giudiziario “sporcato”, cavallo di battaglia di una certa stampa giustizialista. Tutti zitti, buoni, quasi con il capo chino, a parte il Fatto Quotidiano e La Repubblica, che hanno provato a far arrabbiare almeno Conte (senza riuscirvi). Ma con Tavecchio nessuno si è permesso di contestargli “A”. Ormai è il presidente della FIGC e il vincitore in Italia si ossequia a prescindere. 

Ma sapete perché questi “incursori della tastiera” si sono stati tutti zitti (alcuni hanno anche accarezzato la giacca di Roberto Coramusi, capo ufficio stampa di Tavecchio in LND, come a dire “non è successo niente”)? Perché, secondo me, direttori delle testate per cui lavorano, avranno detto (ipotizziamo): “Questa volta stiamo buoni, altrimenti questo ci querela e vince pure”? Saggia decisione. Meglio zitti e chini. Almeno non si fanno danni. Comunque i giornali non ve li comprano più neppure se fate i buoni. 

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Marcel Vulpis

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