Fallimento Parma calcio: chiesti risarcimenti per 735 mln di euro
Presentata la relazione dei curatori del Parma calcio, fallito il 19 marzo 2015.
La richiesta di risarcimento presso il tribunale di Bologna è di 735 milioni di euro, suddivisi fra 17 ex amministratrori della società ducale.
La “Gazzetta di Parma” ha anticipato che 60 milioni di euro a testa saranno richiesti all’ex numero uno Tommaso Ghirardi, all’ex ad Pietro Leonardi, agli ex membri del CdA Susanna Ghirardi, Giovanni Schinelli, Alberto Volpi, Alberto Rossi e agli ex sindaci Mario Bastianon e Francesco Sorlini.
Altri 40 milioni vengono richiesti a Osvaldo Francesco Maria Riccobene (membro del collegio sindacale); 35 milioni a Maurizio Magri; 30 mln ai componenti del CdA Silvia Serena, Roberto Giuli (socio di minoranza attraverso la società Energy T.i. Group), Giuseppe Scalia, Roberto Bonzi; 20 per l’ex membro del Cda Arturo Balestrieri e gli ex amministratori di Eventi sportivi SpA Andrea Zaglio e Ottavio Martini.
Secondo le analisi dei curatori, il club emiliano era già in condizioni di dissesto nel 2013 (sotto la presidenza Ghirardi), tali da rendere già allora necessaria la liquidazione.
Il “dissesto” sarebbe stato provocato dalla gestione dei contratti delle giovanili, nonché dall’elevato numero di operazioni di compravendita di calciatori in singole sessioni di mercato e di operazioni societarie legate alla valorizzazione del brand Parma Calcio.
Noi di Sporteconomy anticipammo queste cause/effetti nel gennaio 2014 in occasione di una intervista all’interno del docu-report “Codice Rosso“, programma ideato dal giornalista Fabio Caressa. Era tutto visibile ad occhio umano, singolare che nessuno già due anni fa non si era accorto di nulla. Singolare quanto altrettanto inquietante.
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