Barclays anticipa la Brexit, perché aveva già abbandonato la Premier league
La Brexit avrà effetti sui più importanti investimenti sponsorizzativi del calcio inglese?
Una risposta arriva dalle scelte compiute, negli ultimi mesi, per esempio, da Barclays title della Premier league inglese. Un format economico sportivo che ha iniziato a “firmare” nel 2001 (prendendo il posto della birra Carling), prima di arrivare ad un contratto monstre, nel 2012 (fino alla stagione appena terminata), pari a 120 milioni di sterline (40 milioni a stagione), per la sponsorizzazione del campionato di calcio più importante al mondo.
Barclays infatti, già in primavera, aveva comunicato alla Lega calcio britannica il desiderio di non rinnovare la sponsorizzazione.
La banca d’affari sta cercando di ridimensionare le sue operazioni europee e di concentrarsi, in primo luogo, su singoli mercati come il Regno Unito e gli Stati Uniti (in Italia per esempio ha ceduto tutte le sue filiali al network Chebanca!).
Mentre fino ad oggi una delle ragioni della partnership era l’internazionalità degli affari di Barclays messi a confronto con la dimensione worldwide della Premiership.
La serie “A” britannica (nata nella nuova formula nel 1992) fino ad oggi era diffusa in oltre 900 milioni di case in tutto il mondo (in 212 nazioni) grazie ai diritti venduti a ben 80 diversi broadcaster tv (per un totale di audience tv pari a 4,7 miliardi).
Sky e BT SPORT, a partire dalla stagione in corso, pagheranno, per i prossimi quattro anni, ben 5.1 miliardi di sterline e questo ha portato, negli ultimi mesi, la Lega calcio inglese a decidere di chiedere più soldi a Barclays, che ha rispedito al mittente la richiesta economica in esame.
Barclays rimarrà comunque la “banca ufficiale” della Premiership. La Lega ha deciso di diversificare le sue offerte di sponsorizzazione, rinunciando del tutto ad un title-sponsor cercando piuttosto di intercettare sponsor, per singole categorie, in stile format Giochi olimpici.
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