Il Coni torni alle Province, come un tempo
(di Gianni Bondini)* – Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, rispetta gli avversari politici e non li considera mai dei “nemici“. Questo gli fa onore. Per questa ragione, sopra ogni altra considerazione, non ha criticato, come si doveva, la cancellazione dei 102 Comitati Provinciali del Coni. Sostituiti dai “Coni Point“. Dei centralini che, tranne nei casi delle capacità dei “fiduciari” del posto, come, ad esempio a Viterbo, non forniscono tendenzialmente supporto a chi cerca di contattarli.
Malagò non ha pronunciato neanche mezza parola di critica nei confronti di nessuno dei tre “artefici” della soppressione dei Comitati Provinciali del Coni (Petrucci-Pagnozzi-Tremonti), che assicuravano il controllo del territorio. Sia nella ricerca e la crescita “in loco” dei giovani e tra questi per al scoperta dei “talenti”. Allo stesso tempo, le Province assistevano lo sport sociale ed erano punto di riferimento anche nella scuola.
Si dice che la scomparsa di quei Comitati abbia fruttato al Coni di Gianni Petrucci e di Lello Pagnozzi la cancellazione del debito di 400 milioni di euro a cura dell’allora Ministro delle Finanze (del 2000) Giulio Tremonti.
Nel disavanzo creato dalla scomparsa dei presidi provinciali va messa pure la distruzione di preziosi archivi sportivi locali, che potevano servire a riscoprire tradizioni ed esperienze da tutt’ Italia.
Qualcuno potrà obiettare “ma ci sono i Comitati Regionali del Coni?”
Per favore, non fateci ridere (amaro), perché i Regionali, tranne casi rarissimi, non controllano un bel niente. Le società sportive hanno sempre più scarsi punti di riferimento, la formazione sportiva è quella che si riesce a mettere assieme con il lavoro (pregevole) della Scuola dello Sport e delle Scuole locali, ma i telefoni delle Province suonano a vuoto (anche perché non esistono più).
Non sarebbe il caso di “tornare all’antico”, ricostituendo i Comitati Provinciali, le leve giovanili locali, il decentramento dei tecnici e quant’altro che assicuri al Coni di tornare al controllo del territorio?
Anche perché, sopporti questa “botta” di pessimismo il presidente Malagò, tra squalifiche per doping e infortuni dell’ultim’ora (come purtroppo il saltatore “Gibo” Tamberi), la strada di Rio non sembra proprio una passeggiata. Quindi investiamo sul futuro, che non è solo “Roma 2024”, ma pure un Coni che sappia rinnovarsi e Giovanni Malagò avrebbe il sostegno giusto, del Consiglio Nazionale del Coni e delle società sportive, per realizzare questa “restaurazione-rivoluzionaria”. In alcuni casi gli ossimori (restaurazione-rivoluzione) sono provvidenziali.
- giornalista romano esperto di temi di politica sportiva
Nel pomeriggio di oggi diversi lettori di Sporteconomy hanno espresso dei commenti/riflessioni sul tema in questione – questa la mia risposta: Per impegni personali vedo solo ora il mini-dibattito suscitato dalla mia provocazione di una “restaurazione-rivoluzionaria”. Comincio da uno degli ultimi interventi: “Le Province non ci sono più”. Questa assenza riguarda l’Ente locale. Lo sport ha altre logiche. Prima fra tutte il coordinamento delle Società e Associazioni sportive sul territorio, Per informazione e formazione il Regionale è lontano e i Coni Point (provare per credere) rispondono in modo meccanico: “premi 1 per questioni tributarie; premi 2 per parlare con un operatore…”Nessuno si offenda, parlare guardando in faccia l’interlocutore è un’altra cosa. Aggiungo (anche) che il gioco non è valso il costo della candela: 1. il personale dipendente è rimasto alle “dipendenze”; 2. in molti casi gli uffici del Comitato sono rimasti al Coni Point ;3. L’archivio è finito nei cassonetti e non credo sia quello da considerare un risparmio; 4. Se il 2000 era un anno nero per il bilancio del Coni e la cancellazione dei Provinciali poteva apparire come un segnale di (discutibile) austerità, sedici anni dopo si potrebbe rivisitare la “questio”. Se qualcuno pensasse che ho qualche parente ex “provinciale” sbaglierebbe clamorosamente. Non ho neanche frequentato quei “comitati spariti”. Forse come molti mi sento orfano del “decentramento amministrativo” che doveva e poteva avvicinare il cittadino (e anche lo sportivo) ai suoi amministratori,anche per controllarne le capacità. E,invece, ci si si deve accontentare nello sport al “premi 1 per parlare con..
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