Il Fango Quotidiano…su Malagò
(di Marcel Vulpis) – Non basta la vittoria per il “NO” a Roma2024 (sempre che sia stata una vittoria) a placare la sete di ghigliottina mediatica degli attivisti a 5 stelle. Puntuale come un orologio svizzero è arrivato l’articolo (anzi il “ritratto”) targato Fatto Quotidiano, da sempre vicino agli ambienti pentastellati, contro il ruolo e la figura di Giovanni Malagò presidente del CONI.
La gogna, sempre sul filo della querela, era partita nei giorni precedenti al secco NO della Raggi su Roma2024, poi sull’onda dell’emotività, perché i M5S godono solo se riescono a distruggere come Attila tutto ciò che toccano al loro passaggio, erano arrivati i soli commenti/battute al vetriolo: Malagò “generone” romano, Malagò amico dei potenti e dei palazzinari, Malagò “Megalomane” come lo aveva ribattezzato, in suo editoriale di qualche giorno fa, lo stesso direttore del Fatto Marco Travaglio (per la cronaca Matteo Renzi nello stesso fondo era un “impresentabile”).
Adesso, nella ricostruzione fatta oggi dal “Fatto a 5 Stelle”, tutto è giocato sul filo strisciante dell’ironia, con una punta di cattiveria che non fa mai male (come la battuta maliziosa sul tavolo e sul vizio – sicuramente non un momento di grande stile). E comunque se non è Il Fatto quotidiano ci pensano Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio (“E’ finita la mangiatoia” di Malagò – hanno tuonato giorni fa. Attendiamo ancora di vedere però il bue e l’asinello), prossimi presidenti del Consiglio dei Ministri “in pectore” (o almeno così sperano loro).
Anche l’uso del boldato nel testo (all’inizio dei paragrafi) è qualcosa di spettacolare, oltre che di scientifico (altro che Università di Oxford): da ufficio di propaganda.
I lettori del Fatto vedono così casualmente dei titoli come “Malagò non fa”; “Malagò ha gestito”; “Malago non è” – tutti concetti che devono rimanere in stile “inception” nella testa del lettore e vi rimangono ve lo assicuro (è una tecnica già vista in altri casi e in altri Paesi), alimentando quel clima da “Guelfi e Ghibellini” da troppo tempo riacceso ad arte nel nostro Paese.
Quello che mi dispiace è che Travaglio è anche un giornalista di una bravura unica; purtroppo la usa sul “lato sbagliato” del marciapiede.
Perché infatti Travaglio, così attento ai problemi del nostro Paese, non ha mai promosso, attraverso il suo giornale, per esempio, in tutti questi mesi, un dibattito pubblico con i soggetti coinvolti nel progetto Roma2024 (dalla Raggi per arrivare fino a Malagò), in modo che la gente potesse farsi una idea più precisa? Perché questo quotidiano non è andato mai oltre i dati della ricerca dell’Università di Oxford sui Giochi olimpici, che non ha e non avrà mai il carattere di scientificità? E perché, ancora adesso che il NO è stato dato, si lancia contro Malagò per colpirlo sul personale?
Ma cosa gliene fregherà mai ad un romano se Malagò da giovane lanciava le chiavi della macchina al guardiaposto del Piper o se facilita per diletto i matrimoni degli amici. Scusate colleghi del Fatto, ma quale sarebbe la notiziona presente nel vostro “Ritratto”? Magari un giorno Carlo Tecce (colui che ha scritto il pezzo) ce lo spiegherà in un nuovo editoriale-contro Malagò.
La riflessione (amara) alla fine è soltanto una: in questo Paese si è invidiosi della vita altrui (soprattutto se vissuta a 300kmh). Perché è un Paese di “gatti neri” e “gufi”.
Ha ragione Renzi: è pieno di gufi e di gente che ti spia per vedere come vivi per poi criticarti. Però ripeto, al di là della cattiveria “gratuita”, non vedo ancora la notizia; verrebbe quasi da dire “questa sconosciuta”.
Se la colpa di Malagò è quella di essere affascinante, ricco e vincente, allora siamo veramente finiti come Paese e come mondo dell’informazione. Perché stiamo tornando indietro: nel MedioEvo, quello più oscuro e tetro.
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