Bencini (IDV) attacca la pubblicità di Totti per il Gioco del Lotto
Nuovo j’accuse politico, ripreso dal quotidiano Avvenire, della senatrice IDV, Alessandra Bencini nei confronti dell’accordo di partnership FIGC–Intralot (gruppo Gamenet).
«Faccio fatica anche ad accettare che ci siano calciatori come Francesco Totti, visto come uno dei massimi esempi dai giovani, che mi fa il testimonial del gioco del Lotto. Con tutte le attività di pubblicità solidale che si possono fare un campione come lui, mi deve proprio scegliere un gioco che può generare ludopatia? – continua la senatrice Bencini – In questo, è innegabile che ci siano anche delle precise responsabilità da parte dello Stato nell’aver messo il gioco in mano a degli attori sbagliati che hanno generato nel nostro Paese milioni di “malati dell’azzardo”», spiega la parlamentare, che conclude: «La dipendenza da gioco sta facendo più danni di quella da droga o da alcol. Cosa possiamo fare? Prevenire attraverso la limitazione e la regolamentazione del gioco, oltre a far passare un messaggio che crei una coscienza etica del problema. Sul fronte sponsor della Nazionale possiamo intervenire con un altro momento ispettivo, ma la Federazione deve farsi un esame di coscienza e capire che ha sbagliato nella scelta di Intralot”.
Rispetto a questa dichiarazione Marcel Vulpis, responsabile Sport per Scelta Civica-Verso Cittadini per l’Italia, ha dichiarato: “La visione della parlamentare Bencini (IDV) è l’ennesima conferma di quanto questo Paese sia lontano anni luce da altri Stati molto più liberal, come, per esempio, l’Olanda o la Germania. Prosegue questo attacco senza senso nei confronti di un operatore, Intralot, reo di voler far business legale, seguendo tutte le regole previste dallo Stato italiano, nel settore delle scommesse sportive. Scommesse ormai demonizzate, senza distinguere, in alcun modo, tra chi opera seguendo tutte le regole e chi, invece, quello sì, attraverso zone d’ombra attira i cosiddetti ludopatici. Se si uscisse dai limiti della demagogia e si cercasse, invece, di confrontarsi, forse, riusciremmo a capire che le scommesse sportive non sono tra i mali della nostra società, ma solo un momento lecito della sfera ludica che esiste in ciascun appassionato di sport. Se le scommesse rimangono nell’area del “divertimento” non sono una minaccia e gli operatori regolari conoscono perfettamente questo aspetto e non hanno alcun interesse a generare o far sviluppare fenomeni di ludopatia. Non capisco poi perché in Spagna o in Francia sia assolutamente normale sponsorizzare club e team nazionali, mentre da noi si sta trasformando in una forma moderna di inquisizione“.
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