Bogarelli (ex n.1 di Infront) torna a parlare di diritti tv e stadi su La Repubblica
Marco Bogarelli (ex n.1, oltre che fondatore di Infront Italy) torna a parlare dopo l’istanza di rigetto del Tribunale del Riesame di Milano di una richiesta di arresto da parte dei PM della procura. Una decisione, quella del tribunale, che riporta il sereno su una querelle giudiziaria che andava avanti da oltre un anno. Adesso il manager milanese attende solo l’archiviazione del caso e con lui Giuseppe Ciocchetti (ex DG di Infront) e Riccardo Silva (ex fondatore di MP&Silva)
Il quotidiano La Repubblica l’ha intervistato per conoscere la sua visione sul futuro del calcio italiano. I temi principali trattati sono stati due: stadi di proprietà e l’asta futura per i diritti tv della serie A.
Sul futuro di Infront, ex azienda per cui ha lavorato molti anni: «Devo essere sincero: non intravedo un progetto chiaro, una strategia. Anche per questo me ne sono andato. Mentre mi sembra chiaro quello che vogliono fare gli imprenditori cinesi che hanno preso l’Inter e il Milan, altrettanto non posso dire di Wanda».
Il giudizio sul bando dei diritti tv del calcio italiano per il triennio 2018-2021: «Non ho letto le linee guida e ho dato solo un’occhiata ai bandi. Ero troppo impegnato a rispondere alle accuse della procura. Sinceramente non ho ben capito la scelta di anticipare la Uefa per l’asta Champions. Avrei fatto l’opposto. Avrei aspettato l’assegnazione, per andare da quello che l’aveva persa e dargli l’opportunità di “consolarsi” con la Serie A. Alla fine invece si sono affrettati e hanno portato a casa due diffide e un’offerta “polemica” da 400 milioni. Probabilmente qualcuno aveva fatto promesse che, poi, non ha mantenuto…”Sono ottimista. Il prodotto è buono, il mercato estero è in crescita. Secondo me potrebbero fare il 10 per cento in più dell’ultima asta. Anche se resto convinto che la soluzione migliore sia il canale tematico: il calcio è uno sport popolare a largo consumo, non può essere ostaggio di un prodotto pay ad alto costo”.
Sul tema stadi: “Ma quelli sono un errore. A mio avviso le squadre non devono investire negli stadi, ma nei calciatori. Se ho una compagnia teatrale penso a mettere su uno Shakespeare come si deve con gli attori migliori, non a costruire un teatro. Le squadre secondo me dovrebbero comprare calciatori: hai cento milioni? Compra Ronaldo. Agli stadi ci devono pensare le istituzioni. Per questo credo che la Federcalcio non dovrebbe dedicarsi ad altro che a cercare di organizzare gli Europei del 2024. È troppo tempo che in Italia manca una grande competizione internazionale. Adesso tocca a noi. Un Europeo sarebbe la chiave per rilanciare alla grande il movimento, Platini si rassegni”.
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