ESCLUSIVA – Silva (MP&Silva): Gestiamo nel mondo 51 diversi diritti sportivi. La serie A è un prodotto “neutro” nel nostro business
(di Marcel Vulpis) – Nell’ultima settimana, la gestione della vendita dei diritti audiovisivi del calcio italiano all’estero è passata da MP&Silva (dopo tre mandati consecutivi) al colosso americano IMG, pur in presenza di un contratto meno oneroso (l’offerta a stelle e strisce infatti è stata inferiore di 10 milioni di euro annui per 3 anni). Infront e Lega calcio serie A hanno preferito gli americani, ritenendo, al netto dell’offerta economica, che possano, con un importante progetto industriale, rilanciare, sui mercati internazionali, il prodotto della serie A (per il triennio 2018-2021). A supportare le scelte di Infront e Lega è arrivato il responso dei club della massima serie: 18 sì (il Benevento calcio era assente e il Napoli è andato via prima della votazione) per l’offerta IMG.
Nonostante il “j’accuse” di De Laurentiis (n.1 dell’SSC Napoli), per nulla contento (sotto il profilo personale) del risultato finale. Ne abbiamo parlato con Riccardo Silva (nella foto in primo piano), fondatore di MP&Silva (nel 2004) e tra i massimi esperti nell’intermediazione dei diritti tv sportivi a livello mondiale.
1) Qual è il suo giudizio complessivo sulla trattativa legata alla vendita dei diritti audiovisivi all’estero? Il mercato del calcio italiano, nel complesso, sta crescendo?
L’advisor Infront Italy, con l’ingresso del nuovo AD (Luigi De Siervo, nda), ha deciso di dar vita ad un’asta sia globale, sia Paese per Paese. I broadcaster tv infatti potevano presentare offerte sia globali, che per singolo mercato. Questo aspetto non è stato molto sottolineato dai media fino ad oggi. Invece è un aspetto fondamentale nell’analisi delle offerte arrivate sul tavolo di Infront e della Lega calcio serie A.
Lo scenario che si è manifestato, in fase finale di trattativa, ha portato ad un ragionamento: la somma delle offerte dei singoli broadcaster è stata inferiore non solo alla migliore offerta globale (IMG), ma anche alla peggiore delle quattro (Perform). Ciò significa che se fosse avvenuto il contrario, si sarebbe venduto per singolo Paese invece che a livello globale. Può sembrare un fatto marginale, ma è sostanziale. Dimostra che le singole agenzie di intermediazione (come ad esempio la nostra) rischiano di più, perché devono rivendere ad un prezzo maggiore, altrimenti rischiano di perdere sia sotto il profilo finanziario, sia a livello industriale. Le agenzie lavorano per raccogliere una massa critica di prodotto, e quindi possono avere più potere contrattuale con i singoli broadcaster. Quest’ultimo tender è la rivincita del ruolo delle agenzie, che rischiano di più, offrono di più e quindi svolgono e hanno svolto (come nel nostro caso, nel passato) un ruolo fondamentale per lo sviluppo del prodotto calcio. E’ una riflessione tecnica e per addetti ai lavori, ma era importante farla.
2) Cosa pensa delle parole di De Laurentiis sul fatto che si cresce, ma non quanto i principali mercati europei (Premier league, La Liga, Bundesliga, ecc.)?
Per natura non mi faccio influenzare dalle sensazioni, guardo solo i fatti e i numeri. Il calcio italiano è sempre cresciuto tantissimo (anche nel passato), non solo in questa occasione. L’ultima volta, quando abbiamo vinto noi di MP&Silva, siamo passati da 120 milioni di euro a 200 mln (+67%). In questo nuovo tender siamo passati da 200 a 340 milioni di euro (oltre il 73%). Praticamente quasi lo stesso livello percentuale. L’aumento bisogna guardarlo sempre in termini percentuali, non in assoluto in termini economici.
Per quanto riguarda il confronto, per esempio, con la Spagna è sufficiente notare come le ultime quattro Champions League siano state conquistate esclusivamente da squadre spagnole. Così come gli ultimi 10 palloni d’oro sono finiti nelle mani di calciatori militanti nella Liga Santander. Quando i club italiani torneranno a vincere, creando magari delle serie storiche, in termini di successi, potremo permetterci di vendere il nostro prodotto calcio (e solo allora, nda) ad un prezzo maggiore.
3) Avete offerto di più, senza riuscire a vincere. Cosa vi è mancato per superare IMG? Si è parlato di una loro maggiore attenzione al rilancio del brand calcio italiano.
Non commento il risultato finale del tender, ma non conosco neppure quale sia il piano di rilancio di IMG studiato per la serie A. Sarà interessante, a luglio prossimo, conoscere il nome dei broadcaster selezionati da IMG. Credo, magari verrò smentito, che saranno gli stessi scelti da noi nella precedente gara. Vedremo, per esempio, se arriveranno CNN o altri colossi per garantire una visibilità nuova rispetto al passato. Tornando al risultato del tender, trovo anche comprensibile che, dopo tre cicli (dove la serie A ha scelto la nostra struttura), si sia optato per una nuova realtà. Lo trovo assolutamente accettabile. E’ giusto che la serie A ed Infront abbiano deciso di provare qualcosa di diverso rispetto al passato.
4) Lei ha partecipato all’assemblea di Lega senza intervenire. Così come è stata notata l’assenza del rappresentante del vostro fondo cinese (secondo gruppo finanziario di cui è proprietario lo Stato cinese), che controlla MP&Silva. Perché?
Guardi non c’è alcuna ragione specifica. Abbiamo semplicemente pensato che non fosse necessario. Anche IMG non si è presentata con rappresentanti dei maggiori azionisti. Magari la prossima volta seguiremo questo consiglio.
Entrambi abbiamo preferito far parlare i manager, quelli che poi vanno operativamente sul mercato. Quanto al fatto che non abbia parlato, anche in questo caso c’è un ragionamento tecnico. Ho venduto la maggioranza della società tenendo una quota di minoranza pari al 15%. Ho ancora un posto nel CdA, ma da un anno e mezzo non sono più operativo nelle scelte dell’azienda. Ero presente al tavolo per una questione di “rispetto” nei confronti dei club (in quanto precedente consulente, nda), ma ho lasciato ai manager di MP&Silva la gestione della trattativa. E poi, ormai, mi occupo quasi esclusivamente della mia holding di investimenti, al cui interno c’è Miami FC. (Riccardo Silva vive ormai a Londra, ma spesso è in Florida per seguire il soccer team della NSL nda).
Tornando un attimo alle attività di MP&Silva ci tengo a sottolineare, che, comunque, abbiamo in questo momento un grande portfolio di diritti tv (la Premier league inglese per molti Paesi, la NFL per tutta l’Europa, la F1 e la Bundesliga per diversi mercati).
Avere anche la serie A era un aspetto sicuramente affettivo, ma “neutro” sotto il profilo commerciale. Nel nostro portfolio possiamo fare benissimo a meno del calcio italiano. Abbiamo provato a prendere la serie A, ma stiamo benissimo così, anche perché è un prodotto molto interessante, ma parimenti rischioso sotto il profilo finanziario.
5) Non le sembra che la politica sia un po’ troppo presente nel mondo del calcio? Ci sarà la riforma del decreto Melandri con un testo nuovo inserito nel DEF, che ne pensa?
Mi creda non voglio entrare in questo discorso, preferisco pensare al mio Miami FC (di cui Silva è presidente, nda)
6) Come sta procedendo il progetto dei Miami FC.?
Da agosto scorso stiamo cercando di scardinare l’idea storica, negli States, di avere le Leghe sportive professionistiche sostanzialmente chiuse. Per essere promossi nella MLS (Major league soccer), infatti, non è sufficiente vincere il campionato. Bisogna esclusivamente pagare. Trovo questo aspetto fortemente anti-sportivo.
Nella scorsa stagione, una squadra di metà classifica della NASL (dove milita il Miami FC), pagando 100 milioni di dollari, è entrata nella prima divisione professionistica. Mi sembra incredibile.
Abbiamo chiesto alla nuova FIFA del presidente Infantino un intervento su questo tema specifico. L’intervento deve essere, soprattutto, coinvolgere i vertici della Federcalcio USA (United States Soccer Federation). Il verdetto finale arriverà in primavera 2018, ma speriamo che intervenga la FIFA.
In generale, l’esperienza come presidente del Miami FC è unica. Mi sto trovando benissimo negli USA per l’organizzazione e lo spirito dei tifosi negli stadi. L’unica cosa che non mi piace è questo vincolo del pagamento anche in caso di vittoria della serie. Aumenterebbe la competitività tra le squadre e ci sarebbe una crescita della qualità tecnico-sportiva. Sotto il profilo economico, il budget di spesa di una seconda divisione varia un minimo di 3 ad un massimo di 10 milioni di dollari a stagione. I ricavi, per il momento, non coprono ancora i costi, ma siamo all’inizio del progetto.
Tra i ricavi importanti c’è il ticketing: abbiamo una media di 6 mila spettatori a partita, con tre picchi in area 10 mila. Siamo alla seconda stagione (si gioca da marzo a novembre) e possiamo solo crescere. Adesso aspettiamo serenamente l’intervento della FIFA sulla Federcalcio statunitense.
Nel frattempo i Miami FC sono al primo posto della NASL (la seconda divisione del calcio a stelle e strisce) in coabitazione (a 26 punti) con i San Francisco Deltas.
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