Vulpis (SE.it) a ZonaCalcio: Sugli stadi bisogna accelerare, altrimenti il gap con l’Europa si allarga
Marcel Vulpis a ZC: “Gravina profilo giusto per il calcio italiano. Stadi, siamo ancora indietro rispetto alle altre grandi leghe”
In occasione dell’apertura della sessione invernale di calciomercato, ZonaCalcio ha intervistato in esclusiva il direttore di Sporteconomy, Marcel Vulpis, con il quale ci siamo soffermati non soltanto sui possibili scenari di gennaio ma anche sugli aspetti economico-finanziari collegati al mondo del calcio. A gennaio assisteremo a grandi colpi di mercato? Il 2018 sarà l’anno di consacrazione di Neymar, stella più costosa di sempre? La crisi del nostro movimento è soltanto tecnica o c’è un problema di carattere economico? Quanto sono importanti gli stadi di proprietà per i club e perché in Italia non riusciamo ancora a darci una mossa? A questi e ad altri interrogativi cercheremo di dare risposta grazie alla competente voce di Marcel Vulpis. Ecco le sue parole ai nostri microfoni.
Gennaio: mercato di riparazione – “Credo si tratterà per di più di un mercato di riparazione, fermo restando che club come il Milan che hanno speso tanti soldi in estate, forse dovrebbero vendere qualcosa per fare un po’ di cassa e migliorare il bilancio aziendale. Dovrebbero prendere giocatori meno famosi ma di maggiore costanza che vadano ad integrare l’organico.”
Milan: situazione preoccupante – “Spendere 243 milioni nella sessione estiva per poi ritrovarsi ad una manciata di punti dal Chievo, con tutto il rispetto per quest’ultimo, non può non essere preoccupante. Il posto Champions per i rossoneri è chiaramente a rischio; al più si punta all’Europa League con tutte le sue problematiche, non giocando in teatri importanti come Londra o Monaco, ma in posti dove ci sono difficoltà dal punto di vista atletico e logistico. Parliamo di un club che ha sbagliato un’intera stagione, il girone di andata è stato un disastro e fossi nella proprietà mi chiederei se i dirigenti debbano o meno rimanere in Serie A visto che hanno sbagliato il mercato.
L’Uefa è stata abbastanza chiara, dicendo al Milan di sistemarsi prima del voluntary agreement. Non ho capito la posizione di Fassone, il quale da top manager doveva conoscere i rischi, rispetto ad un settore finanziario attivo già da un paio di anni. Mi stupisco perché vedo una singolare superficialità nella gestione sportiva e finanziaria da parte di manager ben pagati. Questo per il Milan è stato l’annus horribilis e la proprietà non sta dando segnali forza, ma non avendo ancora capito bene chi sia Li Yonghong ritengo sia difficile dare giudizi.”
Neymar: l’anno della verità – “Neymar avrà l’occasione con i Mondiali di Russia 2018 di dimostrare quello che vale, ma prima ci sarà la finale di Kiev. Non so se il PSG ce la farà a vincere la Champions ma è tra i club che se la giocano. Neymar è un giocatore chiave, per il quale è stata pagata una clausola di 222 milioni di euro, nell’ambito di un investimento globale pluriennale di 630 milioni. Con queste cifre è chiaro che dovrà dimostrare quanto vale.”
Crisi del movimento calcistico – “Denoto nel nostro movimento una crisi dei dirigenti. Facendo salvo Michele Uva, il quale ha raggiunto un livello importante (DG della FIGC e successivamente vice-presidente Uefa, ndr), non vedo infatti grandissimi dirigenti in giro, quello che manca è proprio un sistema dirigenziale di alto profilo. Con la Lega commissariata e i rischi ancora concreti di commissariamento della FIGC, anche nel post Svezia non mi è sembrato di vedere il cambio di passo tanto auspicato a livello di top management. Al momento, fermo restando il grande rispetto per Tommasi (presidente AIC), che stimo, vedo in pole position Gabriele Gravina (N.1 della Lega Pro), il quale ha caratteristiche di uomo ‘collante’ vero tra le diverse componenti, quindi auspico che sia lui il prossimo presidente. Proprio Gravina ha introdotto il Sistema del rating in Lega Pro e penso che non sia un fatto banale, perché ha messo le basi delle idee di sostenibilità economica del calcio. Gravina è una persona capace, equilibrata, moderata in grado di mettere insieme un sistema disaggregato come quello del calcio, spero possa essere lui la guida, con l’aiuto di Damiano Tommasi.”
Stadi italiani: sale affluenza ma nessuna progettualità – “Su 96 club professionistici oggi contiamo solo lo stadio della Juve, nato dopo diverse peripezie, il Mapei e la Dacia nati da ristrutturazioni e il nuovo stadio del Frosinone, piccolino ma proporzionato al territorio, che costituisce una scommessa importante. Per il resto si parla dei progetti di Cagliari, Atalanta, Pescara, Roma, il cui cantiere ancora non parte ma non per colpa del club. Insomma, 6/7 progetti che si spera vadano in porto su un totale di 96 squadre. Mi pare chiaro manchi proprio la progettualità, la sostanza economica. I presidenti si comportano come se gli stadi li dovesse fare qualcun altro per loro, eppure i soldi, già a partire dal decreto spalmadebiti (salva-calcio) sono stati dati, oggi ce ne sono di meno ma questo sistema ha incassato tanto e vanno fatte delle considerazioni sull’impiego di quelli che finora sono arrivati alle società.
Spagna, Germania, Inghilterra hanno stadi che sono già alla loro seconda ristrutturazione importante, qui ancora dobbiamo fare la prima. Al di là del fatto che non ci siano gli stadi, quella che manca è la velocità di azione: tra 10 anni avremo stadi vecchi rispetto agli altri mentre nel resto d’Europa il turismo calcistico arricchisce le casse dei club e dei paesi. Oggi parliamo di aumento dell’affluenza negli stadi italiani ma è relativo, ci dovrebbe essere doppia cifra – almeno un 15-20%- per parlare di trend di mercato, quindi non siamo in fase crescita ma stiamo recuperando rispetto ad un disastro”.
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