L’opzione IBQ è il futuro per il calcio italiano. Non perdiamo questo treno
(di Marcel Vulpis) – Si torna a parlare del bando dei diritti audiovisivi della serie A, ma soprattutto dopo molto tempo si torna a parlare di futuro e perché no di progettualità. Tra le novità c’è l’opzione del garante finanziario di profilo internazionale.
L’ipotesi, invece, collegata all’intermediario indipendente (potrebbe essere, per esempio, IMG o anche MP&Silva, ecc.) è subordinata alla non aggiudicazione da parte dei brodcaster dei diversi pacchetti. Se le offerte e/o le trattative privata con gli operatori non dovessero andare in porto, si potrà aprire la busta degli intermediari (sempre che siano presenti a quel punto) e iniziare una trattativa privata con questi altri soggetti. Se dovessero acquistare, poi, in una fase successiva, potranno rivendere (sempre con i vincoli del decreto Melandri) agli operatori di settore.
Gli arabi di International Bank of Qatar, invece, si stanno muovendo come un garante in ambito finanziario e non entrano, comunque, in alcun modo, nella gara per i diritti audiovisivi del calcio della serie A.
Di fatto, stanno facendo una scommessa sui ricavi dei prossimi 10 anni. Dando una garanzia finanziaria alla Lega e partecipando in percentuale ad eventuali ricavi superiori alla garanzia.
Tra le diverse ipotesi (operatori, intermediari, garante finanziario), quella qatariota è la pista/ipotesi più interessante. Di cosa ha concretamente bisogno il nostro mondo del calcio (per non parlare dello sport in generale)? La risposta è semplice, se parliamo di mercato italiano: di ossigeno, di liquidità economica e di tranquillità per poter riprogettare, con un nuovo management e idee, il sistema-calcio tricolore.
L’opzione IBQ risponde, più di altre (il tutto sotto il monitoring di Infront, advisor della Lega calcio), a questa esigenza contingente. Per i qatarioti, a pochi anni dal Mondiale (Qatar2022), è una grande operazione di immagine (in termini di brand reputation), iniziando a mettere il naso, anzi il portafoglio, in uno dei prodotti calcistici di maggior pregio in ambito europeo: parlo del campionato di serie A-Tim (senza considerare che non si esclude la possibilità che i qatarioti intervengano anche con una maxi sponsorizzazione della serie A al posto di Tim, a scadenza di contratto).
E’ chiaramente un’operazione finanziaria, con una buona redditività per chi la prospetta, perché nessuno regala i soldi, soprattutto a questi livelli. Ma è anche vero che questo enorme flusso di denaro “garantito” permetterà al sistema, quindi potenzialmente a tutti e 20 i club, al termine del periodo in esame, di essere più forti, più capitalizzati in termini di asset, e, magari, è la volta buona che si arriva alla progettazione, e soprattutto realizzazione, di nuovi stadi e/o centri di allenamento o altre infrastrutture. Soldi freschi quindi che possono essere investiti in nuovi progetti per il rilancio dell’intero prodotto.
Ecco perché, se fossi un presidente di un club di serie A, oggi direi “Sì”, senza se e senza ma a questa opzione (uscendo anche dalla logica trita e ritrita di bandi, operatori, intermediari, ecc.). Il futuro è lì ad un metro: non è un miraggio, è una concreta realtà. Non vederlo o far finta che non ci sia sarebbe l’ennesimo segno di miopia del football tricolore. E il treno del progresso (o forse anche della fortuna) passa una volta sola nella vita. Non lasciamocelo scappare.
In sintesi, International Bank of Qatar (per la cronaca la banca della famiglia “reale”) si presenta come un partner finanziario del calcio italiano di lungo periodo, per garantire una fideiussione (prima del bando) per dieci stagioni. Ciò consentirebbe alla Lega calcio di affrontare il bando con una maggiore forza contrattuale anche e soprattutto nei confronti degli operatori e, in ultima analisi, potrebbe decidere, grazie a questo supporto di lanciare il canale tv senza rischi finanziari. L’intermediario unico, invece, nel caso in cui i club decidessero in questa direzione, comprerebbe e rivenderebbe al mercato ereditando gli stessi obblighi imposti dalla legge e le obbligazioni prese dalla Lega verso l’Antitrust. Oltre a ciò l’intermediario compra i diritti, ma, per esempio, non può realizzare il canale tv, perché solo la Lega lo può mettere in campo.
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