SPECIALE CALCIOMERCATO: LE ENTRATE E LE USCITE DELLA PREMIER LEAGUE
(di Andrea Ranaldo) – La Premier League, forte dei suoi contratti tv da record, si conferma “regina” mondiale del calciomercato: in totale i club inglesi hanno investito 1 miliardo e 419 milioni di euro, per un bilancio complessivo che segna un passivo, tra entrate e uscite, di 996 milioni di euro.
A dispetto delle ultime stagioni, la parte del leone non è stato recitato dalle due squadre di Manchester: il City si è limitato all’ingaggio di Mahrez, prelevato dal Leicester per 68 milioni di euro, mentre lo United ha affidato la sua voglia di rivincita alla vivacità di Fred, centrocampista brasiliano acquistato dallo Shakhtar Donetsk per 59 milioni, e alla spinta di Diogo Dalot, terzino ex Porto valutato 22 milioni.
Di tutt’altro tenore l’estate del Liverpool che, dopo aver sfiorato l’impresa europea lo scorso maggio, si è ripresentata ai blocchi di partenza con una rosa ampiamente rinforzata. L’investimento più ingente è rappresentato da Alisson, acquistato dalla AS Roma per 62,5 milioni di euro – secondo portiere più caro nella storia del calcio -, ma mister Klopp può contare anche su un centrocampo rinnovato grazie agli innesti di Naby Keita dal RB Lipsia (60 milioni), Fabinho dal Monaco (45 milioni) e Shaqiri dallo Stoke City (14,7 milioni). In totale i Reds hanno speso 192 milioni di euro, incassandone solamente 17 dalle cessioni: con un passivo di quasi 165 milioni, è la squadra inglese che più si è esposta economicamente in questa stagione.
Non solo il portiere Alisson: anche il Chelsea, ceduto il “collega” Courtois al Real Madrid, ha dovuto investire pesantemente su un nuovo portiere, e la scelta è ricaduta sul basco Kepa, prelevato dall’Athletic Bilbao attraverso il pagamento della clausola rescissoria da 80 milioni di euro, che ne fa il n.1 più caro di sempre. I Blues hanno inoltre portato alla corte di Sarri il “pupillo2 del tecnico toscano, Jorginho, regista ex Napoli valutato 57 milioni, e Kovacic, centrocampista croato prelevato in prestito dal Real Madrid.
Sogna di ritornare nell’Europa che conta anche l’Arsenal, da due anni assente dal prestigioso palcoscenico della Champions League, e da questa stagione orfana anche di Arsène Wenger, che lascia Londra dopo 22 anni conditi da numerosi trofei, ma anche da tante, cocenti, delusioni. La rinascita dei Gunners è affidata a Unai Emery, allenatore spagnolo che, dopo aver strabiliato in campo internazionale con il Siviglia, è reduce da un’esperienza agrodolce al Paris Saint Germain. Una rivoluzione legata più alla guida tecnica che non alla rosa: la società ha ingaggiato il portiere Leno per 25 milioni di euro – chiamato a giocarsi il posto con l’eterno Cech -il regista ex Sampdoria Torreira, per 30 milioni di euro, il difensore centrale Sokratis, strappato al Borussia Dortmund per 16 milioni, e il terzino destro Lichtsteiner, prelevato a parametro zero.
La vera differenza col resto del mondo è però rappresentata dagli investimenti delle cosiddette “piccole”: squadre come West Ham (lo scorso anno 13° in Premier League), Leicester(nel 2017/2018 piazzatasi al 9° posto) e Fulham (neo promossa) hanno sfondato il muro dei 100 milioni di euro di uscite, con passivi pesantissimi. Una potenza di fuoco che rappresenta un unicum mondiale, ed è dovuta al ricchissimo cachet dei diritti tv che coinvolge, più o meno equamente, tutte le squadre del campionato.
Infine, a sorprendere è anche l’immobilismo del Tottenham Hotspur: la squadra del nord di Londra, classificatasi terza lo scorso anno, è l’unica a non aver effettuato alcun movimento, né in uscita, né in entrata, se si esclude il rientro dal prestito dell’attaccante Janssen.
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