LA FIFA NON HA DUBBI: IL CALCIOMERCATO DEVE ESSERE RIFORMATO
(di Andrea Ranaldo) – Il sistema dei trasferimenti internazionali dei calciatori, nella sua concezione moderna, è frutto di un accordo raggiunto nel 2001 tra la Commissione europea e la FIFA, dopo che la sentenza Bosman, datata 1995, aveva letteralmente stravolto il mondo del calcio. I principali protagonisti dell’accordo furono Mario Monti, ai tempi Commissario UE alla Concorrenza, e l’ex presidente della FIFA, Sepp Blatter, con la supervisione dell’allora presidente della UEFA Lennart Johansson.
A distanza di quasi vent’anni, Gianni Infantino, nuovo plenipotenziario del football mondiale, ha annunciato la volontà della FIFA di riformare nuovamente il calciomercato per fronteggiare una situazione che, soprattutto negli ultimi anni, sembra diventata ingestibile.
NASCE L’ALGORITMO CHE STABILISCE IL PREZZO GIUSTO
Lo scorso anno è stato abbattuto il muro dei 6 miliardi di euro di introiti legati al trasferimento dei calciatori. Una cifra che, secondo Infantino, è totalmente illogica, soprattutto per via delle sempre più frequenti iper-valutazioni che hanno provocato distorsioni nel mercato.
La FIFA ha così deciso di dare vita a una task force che, in collaborazione con il CIES Football Observatory, ha tracciato quasi 5 mila trasferimenti negli ultimi 7 anni e ha creato un algoritmo in grado di stimare i valori e le probabilità di trasferimento in modo scientifico, come se si trattasse di un indicatore di borsa. Tra le numerose variabili prese in considerazione vi è l’età del calciatore, il ruolo, il numero di gol e assist, il campionato in cui milita e la durata residua del contratto.
È davvero possibile oggettivare la valutazione degli atleti in uno sport come il calcio, così poco influenzato dalle statistiche, a differenza, ad esempio, del basket? Secondo la FIFA sì, e, complici anche i trasferimenti da record degli ultimi anni, come ad esempio il passaggio di Neymar dal Barcellona al Paris Saint-Germain per la cifra monstre di 222 milioni di euro, Infantino vorrebbe dare un’accelerata al progetto e abbinarlo a una sorta di “tassa di lusso”per tutti i trasferimenti che superano il valore attribuito dall’algoritmo. Gli eventuali proventi potrebbero essere finalizzati ai centri di formazione per i giovani.
IL DOPING AMMINISTRATIVO
Effettivamente, il calcio professionistico è dilaniato dal cosiddetto “doping amministrativo”: con tali termini si indica una cattiva gestione del bilancio societario che viene fatto quadrare, soprattutto, grazie a plusvalenze fittizie. Il recente caso di Cesena e Chievo Verona è emblematico: le due società si sono scambiate, dal 30 giugno 2014 al 31 dicembre 2017, numerosi giovani della Primavera attribuendo a ciascuno di loro una valutazione a sei zeri, per un totale di oltre 25 milioni di euro di plusvalenza per ciascuna squadra. Nessuno dei giocatori rientrati nei trasferimenti ha mai esordito in serie A; molti di loro hanno addirittura abbandonato il calcio.
La riforma della FIFA si pone l’obiettivo di mettere un freno a simili pratiche scorrette.
ADDIO AI PRESTITI?
Nel mirino della FIFA ci sono anche i prestiti, spesso sfruttati per aggirare le regole UEFA del Fair Play Finanziario. Il caso più eclatante è rappresentato daMbappéche, non potendosi trasferire a titolo definitivo nella stessa finestra di mercato in cui il Paris Saint-Germain aveva già investito oltre 200 milioni per Neymar, nel 2017 è passato dal Monaco ai parigini a titolo temporaneo, con un riscatto esercitato questa estate, a distanza di un anno, pari a 180 milioni di euro.
Il problema, però, non si esaurisce qui: i calciatori in prestito vengono spesso usai come veri e propri assegni circolari per aggiustare il bilancio.
La tradizione di ricorrere ai prestiti è tipicamente inglese e italiana: in Premier League comanda questa speciale classifica il Chelsea, con 40 calciatori in giro per il mondo dal valore di oltre 200 milioni, mentre in Serie A la regina è l’Atalanta, con ben 53 giocatori che si stanno facendo le ossa lontani da Bergamo.
Chi sta invertendo la rotta, con la consueta lungimiranza, è invece la Juventus: la società bianconera, a gennaio 2018, aveva tra le sue file 51 atleti in prestito, mentre oggi se ne contano solamente 26 grazie alla nascita della squadra Under 23, iscritta al campionato di serie C. Si tratta della prima, e per ora unica, compagine “B” di un club di Serie A, e sembra la soluzione ottimale verso il nuovo, possibile, ordinamento della FIFA che, sebbene difficilmente arriverà a eliminare i prestiti tout court, potrebbe limitarli a 6/8 per stagione.
GUERRA AGLI AGENTI
È guerra aperta tra la FIFA e gli agenti dei calciatori. Il piano di Infantino è volto a limitare il potere dei procuratori e a contenere il valore delle commissioni, con tetti prestabiliti che, qualora venissero infranti, porterebbero a pesanti sanzioni.
La cifra ipotizzata, al momento al tavolo delle discussioni, ammonta al 5% dello stipendio complessivo del calciatore, più un extra di 10 mila dollari; le consulenze alle società, invece, avrebbero un valore massimo di 5 mila dollari al giorno per 60 giorni.
La FIFA, che nel 2015 con la “deregulation” aveva legittimato chiunque a operare nel calciomercato, non lascia ma raddoppia, e pensa alla reintroduzione di un duplice albo professionale, uno dedicato a chi rappresenta solamente i calciatori, e uno per chi ha diritto a fungere anche da intermediario con le società. Tuttavia, a differenza dell’attuale legislazione, sarà impossibile rappresentare, in una trattativa, sia il calciatore che entrambi i club che stanno negoziando. L’obiettivo è contrastare il monopolio dei grandi agenti, con cui la FIFA, negli ultimi mesi, si è riunita in diverse occasioni, sia ufficiali che informali: la sensazione è che le due parti siano ancora molto distanti.
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