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Pallotta (AS Roma) scrive all’UEFA sul tema del Fair Play Finanziario

(di Dario Leo) – La Roma vuole chiarezza. Il presidente James Pallotta e tutto il management giallorosso hanno inviato una lettera ufficiale con richiesta di spiegazioni al “Club Financial Control Body”, l’organo della Uefa preposto al controllo dei conti dei club ed al rispetto della norma del Fair play finanziario, il progetto lanciato nel 2009 dalla Uefa per imporre ad i club una gestione più sostenibile ed etica delle proprie risorse, con l’intento di appianare parzialmente le differenze tra essi.
La Roma, fin dall’avvento della proprietà americana nel 2011, ha dovuto fare i conti con le regole imposte dal fairplay, e non avendo introiti sufficienti a coprire le spese di gestione sportiva e manageriale, è stata costretta ad operare dolorose cessioni di calciatori, da Marquinho, a Osvaldo e Lamela, da Benatia a Pjanic, fino ai casi più recenti di Salah, Rudiger, Alisson, Nainggolan e Strootman. Cessioni che unite all’assenza di trofei hanno incancrenito il rapporto tra la dirigenza e la piazza romanista.
La richiesta di spiegazioni della Roma si articola in sostanza su tre criticità che la dirigenza giallorossa ha riscontrato, a livello di calcio italiano, rispetto alla normativa, portando tre esempi concreti.
La prima possibile anomalia riscontrata è quella della Juventus. La società di Andrea Agnelli, che, è giusto ricordare, gode di introiti molto più alti rispetto al resto del calcio italiano. In questo caso l’attenzione viene posta su alcune curiose operazioni di mercato, che hanno visto società di medio-basso livello della serie A acquistare giocatori di seconda fascia dalla Juve per cifre molto più alte del reale valore di mercato (Audero-Sampdoria, Mandragora-Udinese, Sturaro-Genoa). Grazie alle plusvalenze ottenute da questa ed altre operazioni, anche a livello di primavera, la società bianconera ha evitato sanzioni dagli organi di controllo e scongiurato il rischio di cessioni eccellenti.
C’è poi il caso dell’Inter, i cui conti sono da anni sotto la lente di ingrandimento dell’Uefa. L’anomalia riscontrata in questo frangente dalla dirigenza capitolina riguarda contratti di sponsorizzazione che la società ha stipulato con realtà economiche riconducibili direttamente, o indirettamente alla controllante cinese “Suning”, e dal valore piuttosto sproporzionato rispetto al mercato attuale.

Una foto tratta dal web – La firma tra James Pallotta e il costruttore romano Luca Parnasi in America per la progettazione del nuovo stadio della Roma

Il Milan è il terzo bersaglio della lettera. A proposito si fa riferimento alle spese folli dell’estate 2017 operate dal duo Fassone-Mirabelli per conto della proprietà cinese, che avevano portato all’esclusione del Milan dalle competizione europee. Ciò che alla dirigenza della Roma non è chiaro, è come possa essere stato possibile che, una volta rilevata la proprietà del Milan dal fondo di investimento Elliot, e nonostante anche questa nuova proprietà non abbia rispettato i parametri del FPF, la Uefa abbia deciso di riammettere il Milan nelle coppe europee, tramutando la sanzione in una multa da 12 milioni di euro.
Nello specifico il presidente Pallotta osserva giustamente come una multa di tale entità, permettendo di evitare cessioni di calciatori, è un prezzo assolutamente accettabile e spingerebbe le società a contravvenire alle regole, mentre la Roma, come disse l’allora DS Sabatini “é brutalmente onesta”.
E’ del tutto evidente, così si conclude la lettera, che le società menzionate non agiscono al di fuori del regolamento del Fairplay finanziario, ma sfruttano la fragilità di una normativa che, così codificata, è facilmente e legalmente aggirabile, e proprio su questo punto spinge forte la dirigenza della Roma, auspicando regole nuove, più certe e che garantiscano realmente una parità di trattamento per tutti i club europei.
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