Giochi Milano-Cortina: diamo a Malagò quello che è di Malagò
(di Marcel Vulpis) – La vittoria di Milano-Cortina, prossime host-cities dei Giochi invernali del 2026, porta un solo nome: Giovanni Malagò (nella foto in primo piano). Ha vinto il presidente del CONI e “fresco” membro CIO. Bravo nel mettere insieme una squadra di dirigenti/presidenti, ciascuno con specificità e rapporti internazionali, di cui lo stesso manager romano è stato il “collante”, proprio nel suo ruolo di membro CIO. E’ stato “chirurgico” nel tenere unite forze politiche diverse (il PD del sindaco di Milano Giuseppe Sala, così come i rappresentanti del governo pentaleghista, con il sottosegretario di Stato Giancarlo Giorgetti in prima fila in questa insolita alleanza politica). Ma ieri, in prima fila, allo Swisstech di Losanna non c’era Giorgetti (seduto in seconda), ma i vertici del CONI, in un naturale “inchino” della politica italiana al mondo dello sport tricolore.
Alcuni analisti ben informati sottolineano come il dossier scandinavo fosse tecnicamente più solido rispetto a quello tricolore. Soprattutto sui temi “delicati” della governance e del rispetto dei costi rispetto al piano lavori proposto da Stoccolma-Aare. Quello italiano aveva forse il punto di forza nel sostegno governativo (come mai era successo nel passato).
E allora perché ha vinto l’Italia? Per una serie di ragioni diverse tra loro.
Malagò ha conquistato consensi in questi ultimi mesi (per non dire giorni e ore) giocando sulla sua innata capacità relazionale (ormai affinata anche in ambito internazionale) e dove non vi è riuscito in prima persona ha mandato avanti alcuni “suoi” presidenti molto forti in alcune specifiche aree geografiche (come per esempio l’Asia). La dichiarazione di voto, il giorno dopo, del Qatar a favore dell’Italia conferma questa tesi. L’Italia ha raccolto molti consensi soprattutto in Asia, Africa e Oceania. Stoccolma-Aare nei suoi 36 voti “vede” molta Europa e Paesi di matrice anglofona. Ma non è bastato: Milano-Cortina ha vinto di 11 voti su Stoccolma. Non tantissimi, confermando la forza della proposta svedese. Quindi la vittoria dell’Italia unita vale doppio.
L’Italia ha vinto anche per la sua “presentazione”: assolutamente sicura per i concetti espressi, coesa come gruppo, ma soprattutto dal forte impatto “emozionale”. Bravo Malagò nel suo doppio speech spagnolo-francese, prima di leggere un testo in inglese, ma bravo anche Luca Pancalli (come rappresentante del mondo paralimpico azzurro). Bravo il sindaco di Milano Beppe Sala, come il governatore del Veneto Luca Zaia. Brave le nostre azzurre: hanno trasmesso “emozioni“.
Le stesse emozioni che, invece, sono mancate nella presentazione svedese, con una “scivolata” ironica finale sulle capacità organizzative e finanziarie del nostro Paese. Una caduta di stile che non ha giovato al progetto di Stoccolma-Aare.
Dopo questa bella vittoria Malagò ha già annunciato la sua candidatura per il terzo ed ultimo mandato al Palazzo “H”. E’ una risposta, anche questa “emozionale”, a chi ha cercato di massacrarlo sia all’interno del Coni, sia in ambito politico. Giorgetti (Lega), fautore della trasformazione della Coni Servizi in Sport e Salute, è un abile politico, probabilmente non sarà mai “amico” di Malagò, ma può collaborare per il successo di un progetto comune in chiave olimpico.
Una cosa è certa. Ieri ha vinto lo “stile” del Coni presieduto da Giovanni Malagò ed è giusto dare a Cesare quello che è di Cesare.
Da domani si parlerà di rispetto dei tempi del progetto, di attenzione ai potenziali sprechi e di come contrastare l’ombra della corruzione sempre presente nei grandi eventi o opere pubbliche. Ma queste sono tutte problematiche, è bene dirlo in anticipo di 7 anni, di competenza della politica (presente e futura) e della magistratura italiana. Non certamente del presidente del CONI, grande ambasciatore dei valori olimpici nel nostro Paese, e dopo la vittoria di ieri, anche in ambito internazionale.
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