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RED BULL E IL CALCIO, STORIA DI UN SODALIZIO SEMPRE PIÙ SOLIDO

(di Andrea Ranaldo) – Continua il progetto espansionistico di Red Bull nel mondo calcio: il celebre marchio austriaco di bevande energetiche è il nuovo proprietario del Bragantino, club brasiliano che milita nella seconda divisione. La trattativa si è conclusa sulla base di 45 milioni di Real Brasiliano, pari a circa 10 milioni di euro. Si tratta del secondo investimento dell’azienda austriaca in Brasile, dopo il “Red Bull Brasil”, squadra attualmente impegnata in Serie D, e considerata una sorta di Academy per i calciatori più giovani e inesperti.

La storia tra Red Bull e lo Sport, ormai più che decennale, è ricca di successi, aneddoti curiosi, e anche di qualche polemica: questo sodalizio avrà davvero messo le ali al calcio?

TUTTO COMINCIA DA SALISBURGO

Il 6 aprile 2005 Red Bull ufficializza l’acquisto dell’Austria Salisburgo, squadra di prima divisione che, fino a quel momento, aveva un palmares modesto, su cui spiccavano 3 titoli nazionali. La discesa in campo di una simile potenza economica, che avrebbe di lì a poco portato il club a dominare la scena austriaca, e ad essere protagonista anche nelle coppe europee, non è stata però accolta con giubilo dai tifosi: la nuova proprietà ha infatti immediatamente cambiato nome – diventato Red Bull Salisburgo -, colori sociali – da viola a bianco-rosso – e lo storico logo, soppiantato dal marchio con i due tori del brand. Un taglio con il passato mal digerito dai supporter che, attraverso una campagna di crowdfunding, hanno così fondato una nuova società, oggi tornata tra i professionisti.

Il logo dell’energia drink austriaco Red Bull

RED BULL CONQUISTA L’AMERICA

Il secondo passo è stato l’approdo negli Stati Uniti, con l’acquisto dei New York MetroStars, diventati, nel 2006, New York Red Bulls. In questo caso, l’insediamento è stato meno problematico: la squadra aveva solo 10 anni, e in generale l’attaccamento degli yankeeal calcio è ancora tutto da costruire. A mancare, sono i trionfi sportivi: la squadra è stata per ben 3 volte la prima in classifica durante la regular season, ma in regime di play-off non è mai andata oltre al secondo posto, con la finale persa nel 2008.

I PROGETTI SECONDARI: DAL BRASILE AL FALLIMENTO IN GHANA

Il 2007 e il 2008 sono stati anni di “transizione”, che hanno portato a due acquisizioni secondarie: la prima, già citata in precedenza, coinvolge il Red Bull Brasil, ribattezzato in patria “Toro Loko”. La squadra, attualmente in Serie D, non è mai riuscita a imporsi a livello professionistico, ma è considerata una valida soluzione per fare crescere i giovani senza eccessive pressioni.

Finalità analoghe le aveva anche il primo, e grande, fallimento dell’azienda austriaca: il Red Bull Ghana. Il club, fondato nel 2008, avrebbe dovuto essere il canale privilegiato per portare in Europa i talenti africani più interessanti, ma dopo alcune stagioni deludenti, nel 2014 è stata dichiarata bancarotta. Le strutture, molto all’avanguardia, sono state inglobate dall’Academy del Feyenoord.

Il marchio dell’RB Leipzig, club tedesco di Bundesliga1

L’APPRODO NEL GRANDE CALCIO: IL LIPSIA (BUNDESLIGA TEDESCA)

Dopo anni di apprendistato, il 2009 segna l’ingresso di Red Bull nel calcio che conta: l’acquisto del Lipsia arriva dopo un’attenta analisi di mercato, in cui è emersa l’assenza di squadre competitive nell’ex Germania dell’Est. La scelta è stata agevolata dalla presenza del Zentralstadion, impianto costruito nel 2004 per accogliere alcune gare dei Mondiali di calcio del 2006, e in generale dal bacino di utenza della città, che con i suoi 560 mila abitanti è uno dei centri urbani più popolati della Germania orientale. A mettere parzialmente i bastoni tra le ruote è stata la stessa federazione tedesca, che ha vietato a Red Bull sia l’utilizzo del proprio nome nella denominazione ufficiale della squadra, che del marchio come logo. L’escamotage è stato trovato utilizzando due tori stilizzati, e ribattezzando il club “RasenBallsport Lipsia” – dove RasenBallsport sta per “sport della palla sul campo” -, in modo da poterlo abbreviare in RB Lipsia. Nonostante manchi ancora l’acuto decisivo, la squadra, in pochi anni, da Cenerentola della quinta divisione è diventata un’autentica mina vagante della Bundesliga: ne è una chiara dimostrazione la partecipazione ali gironi della scorsa edizione di Champions League, in seguito a uno straordinario secondo posto alle spalle del Bayern Monaco.

Una immagine tratta dal web di Davie Selke, calciatore dell’RB Leipzig club di Bundesliga1

IL CASO DELLA MAGLIETTA SBAGLIATA

Tutte le squadre della Red Bull hanno in comune colori sociali e loghi: talvolta, le differenze sono talmente infinitesimali da cogliere impreparati persino gli stessi magazzinieri. È il curioso caso del terzino Andreas Ulmer, che, durante l’andata del secondo turno preliminare tra il suo Red Bull Salisburgo e i lettoni del Liepaja, è sceso in campo con la maglietta del RB Lipsia. Una storia che conferma il legame molto stretto tra le due società…

LA STORICA DECISIONE DELLA UEFA

Molto stretto, ma, secondo la UEFA, non a sufficienza da giustificare un intervento della giustizia sportiva. Il dubbio era sorto in due circostanze: la prima, nel 2017, quando entrambe le squadre avrebbero potuto scontrarsi in Champions League. Alla fine il Salisburgo perse ai preliminari, ma la sua partecipazione non sarebbe stata messa in dubbio perché, secondo la UEFA, non vi era violazione dell’articolo 5 del regolamento delle coppe europee, che proibisce allo stesso proprietario di iscrivere più squadre nella medesima competizione.

Le polemiche ritornarono veementi lo scorso agosto quando, per ironia della sorte, le due squadre si ritrovarono estratte nello stesso girone di Europa League: entrambi i derby, un po’ a sorpresa, furono conquistati dal Salisburgo.

DERBY E RIVALITÀ

Sebbene sia improprio parlare di derby, tra tifoserie e componenti delle squadre si percepisce una forte rivalità, che parte soprattutto dal Salisburgo. Gli austriaci si sentono una “seconda scelta” della proprietà, visto che prima ancora dell’approdo nella massima serie del Lipsia, alcuni dei loro migliori talenti sono comunque approdati in Germania.

Il culmine si raggiunse nel 2016, quando in 12 mesi ben 8 giocatori del Salisburgo passarono al Lipsia. La situazione scatenò le dure reazioni di Oscar Garcia, ai tempi allenatore degli austriaci, che definì mestamente la sua società “una succursale dei tedeschi”, e dei tifosi, che scrissero una lettera aperta al patron Dietrich Mateschitz (nella foto in primo piano) in cui si auspicava una separazione netta tra le due società.

 

 

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