NFL: scendono in campo 1.200 influencer: “Solo amicizia, niente partnership”
(di Marco D’Avenia) – La “NFL”, la lega statunitense di football americano, cerca di proporsi ai giovani con l’aiuto degli influencer. Nonostante il lockdown abbia inciso poco sullo sport più popolare d’America, che si conferma anche nel 2020 il più seguito, nel consiglio d’amministrazione della “NFL” c’è preoccupazione circa il poco interesse mostrato dai giovanissimi, la cosiddetta “generazione Z“.
Il sondaggio, condotto ad agosto da “Morning Consult” (stata nominata una delle aziende tecnologiche in più rapida crescita in Nord America da Deloitte sia nel 2018 che nel 2019) e pubblicato sul portale di informazione “Sportico“, ha evidenziato infatti come fra la fascia di popolazione nata dal 1996 al 2010 ci sia un generale senso di disaffezione per quanto riguarda i maggiori sport nazionali, ossia il football americano e il basket. Solo il 18% dei membri della generazione Z sarebbero fan accaniti delle squadre di “NFL” e “NBA”, mentre il 30% si dichiara “tifoso occasionale”. Il che ci rimanda alla nuova strategia della Nation Football League che punta sugli influencer per instillare entusiasmo fra i giovani.
Attualmente la “NFL” collabora con circa 1.200 “influencer”, ma, come affermano Ian Trombetta, vicepresidente senior del social marketing della “NFL”, e il suo numero due Eddie Capobianco, questi non vengono pagati, ma considerati esclusivamente come “nuove amicizie”.
Intanto la “NFL” fornisce alle sue società due strumenti per aiutarle a rapportarsi con il mondo dei social. Il primo consiste in un piccolo manuale di 30 pagine, una sorta di raccolta di linee guida per gestire i social, mentre il secondo, il cosiddetto “NFL Influencer Tool”, è un supporto informatico per individuare i “micro-influencer“, ossia persone che raggiungono un discreto numero di utenti, per promuovere i contenuti multimediali delle squadre.
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