CONTRIBUTI INTEGRATIVI SPORT E SALUTE 2020. LA FEDERSCHERMA SUBISCE UN “TAGLIO” DEL 33% (556MILA EURO)
“Accettiamo con il rispetto istituzionale dovuto le scelte della società “Sport e Salute” circa la ripartizione dei Contributi Integrativi 2020, ma non possiamo sottacere l’amarezza nel constatare l’adozione di criteri basati solo su parametri matematici e algoritmi non meritocratici che vedono – come apprendiamo dalla stampa – la Federazione Italiana Scherma quale realtà più penalizzata, con un decremento, rispetto al 2019, di oltre mezzo milione di euro, che corrisponde ad una percentuale pari al 33%. Abbiamo la percezione che la matematica “arida”, in alcuni casi, possa avere per lo sport conseguenze ben più gravi della pandemia che stiamo vivendo”.
Così il Presidente della Federazione Italiana Scherma, Giorgio Scarso, all’indomani della decisione assunta dal CdA di Sport e Salute circa la ripartizione dei 67,8 milioni di euro complessivi destinati alle Federazioni Sportive Nazionali, derivanti dalla Legge di assestamento del bilancio dello Stato.
“Il mondo della scherma, che dal canto suo ha lavorato e continua a farlo per adeguarsi e rispettare le norme emanate dal Governo ed al contempo per non far dispendere il patrimonio tecnico, valoriale e di sana passione per lo sport soprattutto tra i più giovani, si trova a subire la scure di decisioni assunte – dice Scarso – attuando criteri dettati da freddi calcoli che non possono soddisfare le reali esigenze ma soprattutto non riescono ad interpretare bene la realtà. Subire un taglio del 33%, rispetto ai contributi integrativi del 2019, è per la Federazione Italiana Scherma un segnale di mancato riconoscimento non solo a ciò che essa ha rappresentato e rappresenta per la storia dello sport del Paese, ma anche alla grande dose di resilienza che il movimento schermistico a più livelli ha infuso in questi mesi per resistere e far fronte all’emergenza sanitaria ed anche economica. Probabilmente – sottolinea il vertice federale – dobbiamo constatare che gli applausi, gli elogi e quegli aggettivi quali “cassaforte dello sport azzurro” che vengono rivolti alla scherma italiana, rappresentano parole di circostanza o peggio ancora di comodo in base alle situazioni”.
Altra fonte di amarezza riguarda il diktat sull’utilizzo dei contributi. “Viene azzerata l’autonomia decisionale e silenziata ogni capacità organizzativa – aggiunge il Presidente della Federazione Italiana Scherma -. Anche in questo caso comprendiamo bene la ratio di fondo, ma non possiamo condividerne il metodo. In più tutto ciò sembra confermare la percezione che le attività di alto livello e di preparazione alle competizioni internazionali quali ad esempio i Giochi Olimpici e Paralimpici, siano considerate marginali o – addirittura – non necessarie. Il mondo della scherma non può non chiedersi allora se l’impegno profuso nell’essere riusciti a qualificare tutte le squadre ai Giochi di Tokyo2020 e l’aver vinto ben otto Coppe del Mondo di specialità, abbia ancora un valore per l’Italia e per le Istituzioni preposte a dettarne gli indirizzi sportivi. Probabilmente abbiamo sbagliato pensando di tenere fede ai nostri impegni istitutivi e puntando ad onorare il Paese ed avremmo dovuto optare per cercare di assecondare i “numeri” e conquistare le medaglie “degli algoritmi” anziché quelle sui podi di tutto il Mondo.
Pur rispettando le decisioni, non possiamo non ritenere preoccupante e mortificante una penalizzazione economica tale, per una realtà, quella della scherma italiana, che sta continuando, in questa tempesta, a mantenere dritta la barra per seguire la rotta che va verso la direzione della promozione su tutto il territorio della disciplina e dei suoi valori, mantenendo al contempo alta la concentrazione e la tenuta tecnica delle squadre che saranno impegnate ai Giochi di Tokyo, che rappresenta la più importante vetrina promozionale per lo sport e per la scherma italiana”.
“Mi auguro – prosegue Scarso – che la riunione dei Presidenti delle altre consorelle federazioni con il Presidente del CONI in programma martedi, possa essere l’occasione per dare voce all’amarezza di un movimento sportivo che sembra costretto a subire passivamente decisioni politiche ed anche direttive ben precise su dove investire e come programmare il futuro delle singole realtà. Un pressing già avviato da qualche tempo, quasi a voler dimostrare che i ruoli dirigenziali sono secondari perché meri esecutori di decisioni altrui, rendendo possibile così il “forzato” rinnovo in quanto non chiamati ad attuare proprie idee, mostrare capacità dirigenziali o slanci innovativi che, invece, hanno bisogno di tempo per germinare e portare frutti”.
“Ai vertici delle istituzioni sportive italiane – conclude il n.1 della scherma tricolore – assicuro che la Federazione Italiana Scherma manterrà fede agli impegni richiesti e cercherà di continuare ad onorare il Paese come fatto in 111 anni di vita federale, rispettando ogni decisione e ogni ruolo. L’auspicio – conclude il Presidente FederScherma – è che, in vista della ripartizione dei contributi ordinari per il 2021, stavolta si possano adottare criteri che, seppur basati su elementi oggettivi e di garanzia, possano consentire alla scherma italiana di continuare a programmare ed attuare una oculata gestione, attenta alle esigenze degli atleti e dei tecnici, prevenendone la fuga di questi ultimi verso offerte di lavoro all’estero dignitosamente remunerate”.
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