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Il Newcastle Utd porta in tribunale la Premier League per l’affare sfumato con i sauditi di PIF
(di Matteo Dionisi) – Il Newcastle United ha deciso di portare la English Premier League in tribunale. Il club ha intrapreso un’azione legale, dopo che l’organizzazione britannica ha fatto trapelare informazioni riservate sulla futura vendita della società.
L’ente gestore del massimo campionato UK ha posto, nei mesi precedenti, il veto all’offerta d’acquisto del valore di 350 milioni di sterline (391,4 milioni di euro) presentata da PCP Capital Partners, congiuntamente ai fratelli-tycoon Reuben e al fondo di investimento pubblico dell’Arabia Saudita (PIF). Il Newcastle, controllato dall’uomo d’affari britannico Mike Ashley, ha rivelato che la Premiership ha preso questa decisione nonostante “prove schiaccianti e opinioni legali sul fatto che PIF fosse indipendente/autonomo dal Governo dell’Arabia Saudita”.
Il club ha rilasciato un comunicato in cui “si rende conto che la vicenda suscita grande interesse tra i tifosi, tanto che dopo la scelta dei vertici della Premier League non ha altra scelta che chiedere giustizia“.
Il Newcastle, nel mese di aprile, è stato ad un passo dal diventare il club più ricco al mondo. Mike Ashley doveva passare la mano ad un consorzio sostenuto dal fondo di investimenti pubblici dell’Arabia Saudita, controllato dal principe ereditario Mohammed bin Salman Āl Saʿūd (nella foto sotto). Le trattative erano molto avanzate ed era già stato pagato il deposito: per il via libera finale però mancava l’autorizzazione a procedere da parte del board della Premier (chiamato per regolamento a controllare l’affidabilità dell’acquirente).
Il passaggio di consegne era praticamente in dirittura d’arrivo, con l’80% delle quote destinato al fondo saudita, il 10% alla donna-manager Amanda Staveley e il restante 10% a David/Simon Reuben (il finanziere saudita Yasir Al-Rumayyan era atteso come nuovo presidente del club). Ma l’operazione, sin dall’inizio, ha generato feroci polemiche soprattutto sui media: Amnesty International aveva scritto alla Premier League esortando la Lega a prendere in considerazione la questione dei diritti umani in Arabia Saudita. Ad aggiungersi agli oppositori al fondo vi è stata anche l’emittente qatariota beIN Sports, che, per la cronaca, detiene la maggior parte dei diritti televisivi del ma ssimo campionato inglese. La motivazione è data dal presunto coinvolgimento dell’Arabia Saudita nel business della “pirateria” sportiva. La stessa organizzazione della Premiership aveva tentato di portare in tribunale il fornitore satellitare Arabsat (Arab Satellite Communications Organization è il principale operatore di telecomunicazioni satellitari nel mondo arabo, con sede nella città di Riad), per aver diffuso le partite di Premier League sul canale pirata beQ.
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