La 36a edizione dell’America’s Cup è un perfetto esempio dell’idea di sport-turismo
(di Marco Mazzi)* – Dietro un sport oggi ultra moderno, hi-tech e fashion, si nasconde la storia dell’America’s Cup, nata nel 1851 con la prima competizione tra le imbarcazioni di due differenti yacht club in Inghilterra. Parliamo ad esempio di 45 anni prima dell’inizio dei Giochi Olimpici del 1896. Un format sportivo cresciuto e diventato sempre più popolare nel tempo grazie all’intervento di host city e aziende partner (con investimenti a sei zero). Senza questo supporto il più antico trofeo sportivo al mondo non avrebbe raggiunto determinati risultati in termini di attenzione mediatica e di sponsorship (soprattutto sui territori di riferimento).
Il più grande challenge nella gestione dell’evento “America’s Cup“ inizia, nel 2000, con la Nuova Zelanda, una nazione di poco più di 3,6 milioni abitanti, che arriva a costruire un hallmark event (kermesse sportiva legata al territorio e a forti tradizioni culturali) a tutti costi, caratterizzato dal binomio “turismo-sport”. Il governo neozelandese e il Tourism Board, ha supportato questo progetto con investimenti per circa 10 mln di dollari neozelandesi (gli sponsor locali, con altrettanti 10 mln, hanno investito sull’organizzazione di un evento). Già più di 20 anni l’America’s Cup in veste “kiwi” fa ha accolto 1,25 milioni di turisti, supportati da un servizio di 4.200 lavoratori e volontari (M.Ormai e Anouska Brons 1999).
L’introduzione, esposta, serve oggi a capire la filosofia di un interessante video sull’America’s Cup. Dedicato soprattutto all’immagine del “territorio” più che alla competizione sportiva. Auckland, ospita il trofeo delle “Cento Ghinee”, i suoi fan e i semplici appassionati di sport. Chiaramente in questo momento difficile, tutto è concentrato e focalizzato sull’economia nazionale/locale del territorio sede di gara.
Un’attrazione turistica in un nazione distante dai grandi continenti, ma che punta a farsi conoscere meglio dal grande pubblico. Credo che lo spunto dell’analisi in esame sia quella di fare riflettere anche il nostro paese, in quanto gli eventi sportivi legati all’heritage potranno diventare la formula più veloce per rilanciare turismo e l’ immagine di una City nel post pandemia, perchè la passione per lo sport obbliga lo spostamento del turista sportivo e del semplice fan. Quale migliore modo per associare il loro brand al territorio di un evento, che, dal 2000, ha lavorato per lasciare una legacy tangibile, puntando, nel contempo, a migliorarne la brand awareness.
E’ vero, la pandemia in questo momento ha bloccato qualsiasi forma di spostamento, che avrebbe dovuto creare una legacy tangibile, grazie alla presenza dei turisti oltre al miglioramento del waterfront di Auckland. Attenzione però, non dimentichiamo che le legacy sono anche inaspettate e intangibili ed oggi, senza grandi eventi sportivi in funzionamento, l’eco della America’s Cup sta contribuendo a far salire il brand awareness della Nuova Zelanda in maniera esponenziale.
No Comment