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Esclusiva – Dalle figurine ai fan tokens: il futuro del tifo come industria
Nel lontano 1961 venne commercializzata la prima collezione di figurine di calciatori. Sfidiamo chiunque a negare di aver mai tentato di completare un intero album, impresa invero ardua, almeno una volta.
Oggi, a distanza di sessant’anni, in un contesto mondiale segnato, oltre che dall’inarrestabile sviluppo della tecnologia e digitalizzazione, anche dall’emergenza sanitaria che ha portato il settore sportivo a perdere la presenza fisica del proprio pubblico, nuovi strumenti di tifo, collezionismo e partecipazione sono destinati a rivoluzionare i rapporti tra tifosi e club.
Il riferimento principale è ai c.d. fan tokens, ossia asset digitali che attribuiscono ai club sportivi la possibilità di fidelizzare i tifosi, attribuendo loro l’accesso a beni e servizi di vario genere ed in continua evoluzione, che spaziano dal merchandising, al diritto di partecipare ad iniziative del club, di acquisire immagini o video esclusivi, di votare su alcune decisioni quali la scelta dell’inno della squadra o delle divise di gioco.
Al contempo tramite l’emissione di fan tokens, i club possono monetizzare le attività dei propri supporters in maniera piuttosto semplice e senza dover rispettare le norme applicabili in caso di emissione di prodotti finanziari. I fan tokens possono infatti ricomprendersi nella categoria dei cosiddetti “utility tokens”, che a differenza dei “security tokens” (assimilabili a prodotti finanziari) non soggiacciono ad alcun vincolo regolamentare.
I fan tokens possono anche avere la forma di NFT (Non Fungible Tokens, ossia tokens non fungibili), che, a loro volta, attribuiscono il diritto esclusivo su asset digitali unici (video celebrativi, reti e giocate storiche, presentazione ufficiale di calciatori).
Tutta un’altra cosa rispetto a possedere una figurina introvabile come quella leggendaria e più unica che rara di Pizzaballa, portiere dell’Atalanta, poiché il valore dei NFT può raggiungere somme esorbitanti: una digital card raffigurante Cristiano Ronaldo è stata recentemente venduta a 250 mila euro mentre opere di digital art (quali le opere di Beepl o i CryptoPunk), hanno raggiunto quotazioni milionarie.
Da un punto di vista normativo si è già detto che i fan tokens rientrano nella categoria degli utility tokens che, appunto, consentono l’accesso dei possessori ai beni e servizi e non hanno, quindi, natura di investimento.
Pertanto, al momento gli utility tokens non hanno alcuna regolamentazione, anche se a breve sarà approvato un Regolamento europeo (MiCA) per disciplinarne emissione e distribuzione.
Discorso diverso vale invece per i security tokens, ossia quei token che vanno considerati come veri e propri strumenti di investimento in quanto sono acquistati in vista di un ritorno economico con correlato rischio.
Tali tokens sono paragonabili alle azioni, alle obbligazioni, ai derivati o altri prodotti finanziari e quindi, ai sensi della normativa in materia (in primis il “Testo Unico della Finanza”), la loro offerta è equiparabile ad un’offerta pubblica o a un servizio di investimento ed è quindi soggetta ad autorizzazione.
Con proprie Delibere n. 21853 e n. 21854 del 2021 la Consob ha infatti ricordato l’obbligatorietà della pubblicazione del prospetto ai sensi del Testo Unico della Finanza laddove i tokens si qualifichino come “investimento di natura finanziaria”, ossia siano caratterizzati da: (i) l’impiego di capitale, (ii) un’aspettativa di rendimento di natura finanziaria (iii) l’assunzione di un rischio direttamente connesso all’impiego del capitale.
Sulla base di tale definizione le caratteristiche dei fan tokens e di molti NFT escluderebbero qualsiasi obbligo regolamentare in capo all’emittente, ma in realtà non sempre è così specie qualora – nella naturale evoluzione di tali strumenti – fossero in futuro conferiti ai possessori dei tokens diritti sempre più ampi, tra cui quello di partecipare ai risultati del club emittente, di monetizzarli, di scambiarli con altri token (incluse le cryptocurrencies) o di usarli come mezzi di pagamento.
In tale ultimo caso, ad esempio – e segnatamente nel caso in cui i tokens possano essere accettati come mezzo di pagamento anche da soggetti diversi dall’emittente – i tokens potrebbero essere considerati anche moneta elettronica, ai sensi del “Testo Unico Bancario”, con conseguente obbligo per l’emittente di ottenere una specifica autorizzazione.
In conclusione, l’assenza di regolamentazione dei fan tokens e l’oggettiva utilità sia per i club che per i tifosi, che possono sentirsi partecipi delle sorti della propria squadra del cuore anche a migliaia di km di distanza (si pensi, ad esempio, al mercato asiatico per i club europei), stanno segnando il crescente successo di tali strumenti.
Sotto altro profilo, non si può al momento prevedere quale sarà la direzione che tale modalità innovativa di fidelizzazione avrà nel futuro ed in particolare se l’ampliamento dei diritti connessi ai tokens ne accrescerà la rilevanza economica ed i relativi rischi. Si pensi ad esempio alla possibilità di farne uno strumento di “azionariato diffuso” volto a replicare strutture di successo come quelle del Barcellona o del Real Madrid, che renderebbe però i fan tokens molto simili ai security tokens, con conseguente obbligo di regolamentazione e protezione dei sottoscrittori quali veri e propri risparmiatori, che si esporrebbero a fluttuazioni del valore dei tokens, simili a quelle che caratterizzano altri digital assets per eccellenza, le criptovalute.
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