Giovanni Malagò: THE KING. La politica “rimandata” invece a Settembre
(di Massimo Lucchese) – Nell’ultimo quadriennio è stato costretto a giocare più in difesa che in attacco, sotto i colpi del governo gialloverde che non ha mai nascosto una particolare antipatia nei suoi confronti, forse perchè “simbolo” di una Capitale, dove tutti aspirano a viverci/lavorarci pur criticandola per partito preso. Una errata visione della realtà, perchè, alla fine, Giovanni Malagò, prima ancora di essere presidente del CONI, è un entusiasta appassionato di sport. Per non dire primo “ultras” sportivo del paese.
Solo con il calcio non riesce, pur essendo fan della Roma, a trovare ancora la giusta alchimia. Ci ha provato durante il commissariamento della FIGC, poi il sistema del pallone si è ricompattato ed è andato di nuovo avanti autonomamente non seguendo la sua linea. Nel frattempo Malagò è stato colpito dallo tsunami della “Riforma dello Sport” (senza dimenticare il gran rifiuto della sindaca Virginia Raggi alle Olimpiadi di Roma2024), dove in ballo c’era l’autonomia dello sport dalla politica nazionale e soprattutto i rapporti con Sport e Salute SpA, che ha preso il posto della Coni Servizi, ma anche molto potere (ormai i finanziamenti per le Federazioni passano per l’altra ala del Palazzo “H”). Un aspetto, quest’ultimo, che ha molto innervosito il n.1 del CONI, che, alla fine, ha recuperato una serie di posizioni (risorse economiche ed umane) ma lo “strappo” con una parte della politica che non lo ama proprio si è perfino cristallizzato.
In queste condizioni, sicuramente non facili, un’altra persona, un altro dirigente, avrebbe tirato i remi in barca e pensato a fare il compitino in vista di Tokyo2020, poi slittato di un anno a causa del Covid-19. Nel silenzio più totale Malagò invece ha conferito a Carlo Mornati, capo della segreteria generale e della programmazione olimpica, il mandato pieno per portare, nelle migliori condizioni possibili, l’intera spedizione ai Giochi estivi nipponici.
Le 40 medaglie (di cui 10 d’oro, altrettante d’argento e 20 di bronzo), senza considerare le decine di finali raggiunte, sono il frutto di una programmazione seria e di un’attenzione ai dettagli a dir poco unica. Ma nulla nasce per caso.
Quando, durante le elezioni per la presidenza del CONI (poi vinta sull’avversario Renato Di Rocco), ha strappato la quasi totalità dei voti attribuibili agli atleti, alcuni hanno letto questo risultato come un “inchino” a Malagò, la realtà, invece, è un’altra. Malagò è amato da sempre dai suoi atleti, perchè ha investito su di loro, fin dalla prima nomina a presidente del CONI nel lontano 2013, e, quindi, c’è una forte riconoscenza, affetto.
Non sorprende, pertanto, il risultato record “all time” del medagliere azzurro ai Giochi olimpici. E’ il frutto naturale di una incredibile programmazione durata 5 anni (sotto i colpi del Covid). La firma di questo successo è del binomio Malagò-Mornati (al netto del lavoro di atleti, tecnici e dirigenti federali).
Adesso la politica (soprattutto quella anti-Malagò) cercherà di salire sul carro dei vincitori. Ma visto che ormai il “tesoretto” per gli atleti olimpici è di esclusiva gestione del CONI, e non di altre strutture, sarà difficile prendersi la paternità di un risultato storico, soprattutto dopo che questo mondo (da parte di un pezzo della politica) è stato chiuso in un “ghetto” economico (seppur dorato). Per meglio intederci: la porta del CONI è stata sigillata dalla politica. Bene, allora la politica resti fuori senza cercare di rientrarvi. Per buon gusto e anche un pizzico di amor proprio.
Malagò è stato chiaro: le 40 medaglie sono un risultato incredibile difficilmente ripetibile anche da chi verrà dopo di lui. Si goda pertanto questo straordinario “Magic Number” (oggi era finalmente raggiante durante la tradizionale conferenza stampa di chiusura dei Giochi), destinato a restare nella storia come il sigillo del presidente più vincente nella storia delle Olimpiadi estive.
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