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Sport: Di Cintio, sì ad azionariato popolare, opportunità per club e tifosi
“Il tifoso è da sempre ‘cliente’ principale di ogni sodalizio sportivo, ma i tempi cambiano, così come il ruolo dello stesso. All’estero abbiamo diversi modelli di riferimento di modalità partecipativa dei sostenitori alla vita del club, mentre in Italia fatichiamo ancora a comprendere le potenzialità dell’azionariato popolare, che con questa proposta di Legge potrebbe garantire risorse economiche a diverse società, penso soprattutto a quelle dilettantistiche o professionistiche di secondo o terzo livello”.
Lo ha detto l’avvocato esperto di diritto sportivo Cesare Di Cintio (co-founder di DCF legal, law firm con sedi a Roma e Bergamo) intervenendo in audizione informale davanti alla VII Commissione (Cultura, Scienza e Istruzione) nell’ambito dell’esame della proposta di legge c. 836 Molinari, recante disposizioni in materia di partecipazione popolare alla titolarità di azioni e quote delle società sportive, nonché delega al Governo per l’introduzione di agevolazioni per la gestione di strutture sportive.
Secondo l’avvocato Di Cintio, in ogni caso, il nuovo modello si applicherebbe più facilmente a una realtà nata ex-novo: “Penso che la modalità di partecipazione della fan base alla vita del club sportivo possa costituire un aspetto positivo per lo sport italiano. Tuttavia, allo stesso tempo, è necessario sottolineare come il viatico migliore per favorire tale tipo di partecipazione sia in concomitanza con la nascita di un nuovo progetto sportivo – ha sottolineato – In questo modo sarebbe possibile infatti porre i rappresentanti della tifoseria su un piano differente, maggiormente egualitario rispetto al caso di ingresso degli stessi nell’ambito di una struttura già organizzata e stabile. Sotto questo punto di vista, l’art. 5 della proposta di legge è da considerare in modo molto positivo proprio con riferimento a quelle realtà, che pur rappresentando capoluoghi di provincia, storicamente e, direi, ciclicamente, incorrono in mancate concessioni della Licenza Nazionale e/o successivamente in fallimenti”.
Uno step necessario, quindi, senza però dimenticare la peculiarità della realtà italiana: “La regolamentazione della partecipazione popolare alla vita delle società sportive costituisce una opportunità da cogliere per il sistema sportivo, ma è anche chiaro che ragioni storiche e culturali non consentono di mutuare integralmente gli esempi che arrivano dall’estero, che devono essere necessariamente adattati al tessuto legislativo e culturale dello sport Italiano – ha evidenziato l’avvocato – Da un lato, quindi, va garantito il maggior coinvolgimento dei tifosi, dall’altro occorre salvaguardare l’investimento del privato nelle categorie professionistiche di vertice dove l’attività sportiva si configura anche come attività imprenditoriale”.
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