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Contro la sponsorizzazione di Betsson.Sport sulla maglia dell’Inter scende in campo “Mettiamoci in Gioco”

Famiglia Cristiana, settimanale di riferimento dell’area cattolica italiana, ha dedicato ampio spazio alle iniziative messe in atto dalla associazione nazionale “Mettiamoci in Gioco nei confronti del marchio Betsson, colosso svedese del gioco, che, da poche settimane è il nuovo main sponsor dell’Inter con il logo commerciale di infotainment “Betsson.Sport”. Di seguito il testo del servizio di FC sul proprio portale online.

«Desta stupore e profonda preoccupazione la notizia dell’accordo tra la società dell’Inter e la Betsson.Sport, nuovo ‘official main partner’ della squadra campione d’Italia. I nerazzurri, a partire dalla prossima stagione agonistica, avranno un nuovo sponsor sulle maglie che richiama direttamente il mondo del gioco d’azzardo. Betsson Sport è ufficialmente un sito di infotainment (informazione e intrattenimento), ma fa parte della galassia Betsson Group, una società di scommesse che opera da decenni in oltre 20 Paesi distribuiti in tre continenti».

“Mettiamoci in gioco”, che ha lanciato di recente una campagna, da oltre un decennio evidenzia i rischi del gioco d’azzardo. La rete nazionale mette l’accento sulla scelta del club detentore dello scudetto che non favorirebbe  la legge sul divieto di pubblicità a sostegno del gioco d’azzardo, in vigore in Italia dal 2018. Il gioco d’azzardo patologico (più comunemente conosciuta come ludopatia) è infatti una malattia riconosciuta che secondo l’Istituto Superiore di Sanità coinvolge in Italia oltre un milione di persone, tra cui recentemente sono emersi anche importanti giocatori della massima serie calcistica. E questo sponsor presente in bella vista nello sport più popolare del Paese, esporrebbe un numero maggiore di persone ai rischi dell’azzardo patologico.

L’articolo 9 del decreto legge 87/2018 – convertito dalla Legge 96/2018 – ha introdotto nel nostro ordinamento il divieto di realizzare pubblicità, anche indiretta, su qualunque mezzo, relativa al gioco d’azzardo. Nell’aprile del 2019, all’approssimarsi dell’applicazione del divieto, l’Autorità Garante delle Comunicazioni (Agcom) aveva emanato le linee guida sulle modalità attuative del divieto di pubblicità di giochi e scommesse, che già all’epoca avevano suscitato perplessità fra le associazioni che aderiscono alla campagna Mettiamoci in gioco. Sempre l’associazione nazionale ha sottolineato: «Le linee guida, infatti, consentivano una serie di “deroghe” al divieto, come i cosiddetti “spazi quote”, le rubriche ospitate dai programmi televisivi o web sportivi che indicano le quote offerte dai bookmaker, considerate “informazione” e non pubblicità. Sulla scia di questa deroga, sono nati decine di siti di infotainment che non pubblicano contenuti sulle scommesse ma le richiamano palesemente. Adesso è caduto l’ultimo tabù: il nome di un’azienda di gioco d’azzardo campeggerà sulle maglie di quella che è oggi la prima squadra d’Italia. Ed è facile ipotizzare che non sarà l’unica, dato il via libera informale comunicato dall’Agcom. Si tratta di un gravissimo passo indietro nel contrasto alla diffusione del disturbo da gioco d’azzardo, che colpisce migliaia di famiglie nel nostro Paese attraverso il sovraindebitamento, l’usura e lo sgretolarsi di rapporti familiari e sociali».

Un passo indietro che giunge a pochi mesi dalla diffusione dei dati non ancora ufficiali sui consumi d’azzardo registrati nel 2023 in Italia – 150 miliardi di euro di giocate stimati nell’anno solare – e che precede il completarsi dell’attesa legge delega di riordino del settore, in cui la pubblicità del gioco d’azzardo viene richiamata non come elemento nocivo, ma – si legge nella relazione illustrativa collegata – come “funzionale alla diffusione del gioco sicuro e responsabile”.
«È inoltre importante sottolineare – conclude la campagna “Mettiamoci in gioco” – come in Inghilterra, la Premier League, il campionato di calcio più seguito, va nella direzione completamente opposta a quella italiana decidendo di rimuovere le sponsorizzazioni di compagnie di scommesse come sponsor principale della maglia di gioco. Consentire l’aggiramento o arrivare all’abrogazione di una normativa seguendo slogan che non trovano riscontro nella realtà dei fatti, significa inasprire le gravi ricadute negative dell’abuso da azzardo che osserviamo ogni giorno, in tutto il Paese».

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