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Vulpis (Sporteconomy) a “Radio Anch’Io Calcio” sulle proprietà straniere in Serie A.

(di Alfredo Mastropasqua) – Con l’arrivo, previsto per il prossimo 15 gennaio, del fondo texano “Presidio Investors” (il quartier generale è ad Austin), anche l’Hellas Verona finisce nell’orbita di una proprietà straniera. Sarà l’8° club di Serie A ad issare la bandiera americana a stelle strisce (Atalanta, FC Inter, AC Milan, AS Roma, ACF Fiorentina, Parma e Venezia FC hanno già percorso questa strada) e l’11° in senso assoluto (bisogna aggiungere anche il Bologna, il Como e, di recente, il Genoa CFC, acquisito da un magnate rumeno) ad aver scelto una realtà di passaporto non italiano. Un dato storico, quest’ultimo, anche perchè è la prima volta che la serie tricolore supera per numeri la ricca e potente English Premier League (in questa stagione sono ben 10 su 20 i club di matrice straniera nella massima serie UK).

E’ anche la prima volta che strutture straniere, nel loro complesso, raggiungono più del 50% del peso in seno al Consiglio di Lega e questo potrebbe produrre effetti importanti nei prossimi anni. In caso infatti di nascita di un vero e proprio “cartello” elettorale potrebbero scegliere, tutti insieme, di identificare il nome del prossimo presidente di Lega (lo scorso 10 dicembre è stato eletto con 15 voti su 20 il commercialista Ezio Simonelli, già consulente sia della massima serie che della “cadetteria”).

Presidio Investors è un fondo di private equity specializzato in operazioni di società di medie e piccole dimensioni, che ha deciso, grazie anche a questa operazione, di entrare dalla porta principale, nel difficile mercato del calcio europeo, dove sono già presenti diverse realtà imprenditoriali a stelle e strisce.

Su questi temi è intervenuto stamattina a “Radio Anch’io Calcio” (su Radio Rai1) Marcel Vulpis co-fondatore e direttore responsabile dell’agenzia giornalistica Sporteconomy.it (nella foto in primo piano).

““Il nostro campionato di serie A ha avuto storicamente sempre un grande appeal. Diciamo che resta tra i primi quattro-cinque tornei più importanti al mondo” – ha affermato Vulpis – “La  verità è che i proprietari italiani non ce la fanno più a sostenere i costi esorbitanti di un club di calcio. Si è tanto parlato negli ultimi 10-15 anni di fair play finanziario ma poi tutti hanno continuato a spendere anche per calciatori che non si sono rivelati dei veri top-player. Poi c’è la questione dei diritti audiovisivi il cui valore è andato via via a decrementarsi, rappresentando un introito inferiore per i club”.

“Insomma, i proprietari non ce la fanno più a garantire la sostenibilità del club e ogni anno sono costretti a ricapitalizzare con il rischio elevato di coinvolgere le proprie attività aziendali in questo vortice dal quale poi è difficile venir fuori. Molti presidenti sono alla ricerca di investitori che magari ripianino i loro debiti e li tengano comunque dentro l’organigramma perché poi, diciamoci la verità, il calcio diventa una sorta di dipendenza.” – ha concluso il giornalista romano.

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