Malagò lascia e lancia un messaggio in bottiglia solo per palati fini.
Lucido a tal punto da lanciare un messaggio in bottiglia a dir poco “universale” (rivolto agli amici, ma soprattutto a chi doveva confermarsi tale e non l’ha fatto nel tempo): “Mi inchino alla legge, ma deve restare tale sempre. Invece negli ultimi anni è cambiata due volte“. Lascia, quindi, solo perchè obbligato da una legge (secondo i “maligni”, ma non solo, fatta esclusivamente, ad personam), ma siamo certi che non abbandonerà il mondo dello sport, dopo essere stato, tra l’altro, il presidente più vincente nella storia del CONI. Certamente, se fosse stato libero di presentarsi, avrebbe avuto, ancora in tasca, la maggioranza dei voti del suo “mondo”. E invece si arriverà a 3-4 candidati, con un probabile ballottaggio finale, a meno che qualcuno non decida prima del 26 giugno (data fissata per l’assemblea elettiva del CONI) di ritirarsi.
“I conti sono ok, abbiamo portato due Olimpiadi, i risultati sportivi sono stati straordinari e abbiamo prestigio internazionale, ma siamo arrivati oggi e prendo atto che non è giusto avere un mandato in più per completare quel percorso iniziato quando l’Italia era ridotta male e dopo aver ricostruito la nostra credibilità”.
Così, durante il Consiglio Nazionale del Coni, Giovanni Malagò (nella foto in primo piano – a destra), in riferimento alla sua impossibilità a ricandidarsi come Presidente per un nuovo mandato.
“La risposta per cui non si è potuta fare un’eccezione è sempre stata: c’è una legge. E io mi inchino alla legge, ma deve restare tale sempre. Invece negli ultimi anni è cambiata due volte”, ha concluso.
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