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Dilettantismo: Il Pugilato dà l’esempio

Oggi molti sport vivono un periodo non proprio brillante, vuoi per carenze di risultati e visibilità a livello internazionale, vuoi per l’uso spropositato di sostanze dopanti. La boxe, arte nobile per antonomasia, non gode di particolari momenti di flessione e nemmeno di picchi, ma sicuramente rimane e rimarrà sempre uno sport pulito che aiuta molti giovani a trovare stimoli e competizione.
Si è scritto sulla carenza di risultati della boxe italiana alle ultime olimpiadi, ma il bronzo di Cammarelle ad Atene è stato un ottimo risultato che purtroppo poi non è stato completato con altri piazzamenti. L’Italia storicamente è stata sempre attore principale di questo sport a livello internazionale. Oggi però assistiamo ad una politica da parte delle maggiori federazioni internazionali mirata a premiare un pugilato diverso, più vicino a quello praticato nei Paesi dell’est, ed i risultati delle ultime Olimpiadi ne sono una conferma.
Per riacquistare la  credibilità del passato, ma soprattutto “potere” a livello internazionale si deve puntare sui dilettanti, partendo dalle basi di questo sport e quindi migliorarne l’organizzazione sul territorio nazionale dando maggior risalto alle manifestazioni amatoriali e dilettantistiche, migliorando l’organico e la qualità delle società sportive. Del resto questo processo è in atto grazie al Presidente della Federazione pugilistica italiana, Franco Falcinelli, che punta essenzialmente sull’attività amatoriale e sui dilettanti intensificando sempre più l’attenzione sui giovani. Negli ultimi tempi la Federazione sta aprendo le porte di questo sport a tutte le fasce di età curando in particolare l’ampliamento del vivaio accorpando l’allenamento di uomini e donne. L’innovazione portata dalla cura Falcinelli sta nel fatto che oggi possono essere tesserati tutti senza limiti di età e quindi svolgere un’attività “semi dilettantistica”. Oltretutto sul fronte dilettantistico, la Federazione, ha  incrementato i controlli costanti sull’evoluzione tecnica dei pugili e delle società pugilistiche che vogliono spingersi oltre l’amatoriale ed entrare nel mondo dilettantistico.
La Federazione sta lavorando a 360 gradi per regolamentare e migliorare sempre più questo sport, ma un ulteriore aiuto dovrebbe venire dai media e dagli sponsor. La Federazione aiuta con dei contributi chi vuole avvicinarsi al pugilato, ma non basta. Oggi si è creato, fuori dell’ambito sportivo, una sorta di business legato alla tendenza e alla moda per l’abbigliamento sportivo pugilistico. Ma migliorare l’organizzazione vuol dire che alcune case di sportswear dovrebbero identificarsi solo nella produzione di abbigliamento tecnico specifico applicato allo sport e la Federazione dovrebbe obbligare gli amatori ad entrare e svolgere gli allenamenti con un certo tipo di abbigliamento. Come sui Go-Kart viene fatto obbligo di usare scarpette, guanti, materiale ignifugo, così per il pugilato bisognerebbe creare un marchio legato alla federazione di fornitura sportiva, cosa che avviene per esempio già negli Stati Uniti, dove case come la Everlast sono il marchio ufficiale del pugilato. Qui in Italia abbiamo marchi come la Leone o come la Vis che potrebbero aumentare la collaborazione con Federazione e Società sportive in un accordo di sponsorship. Del resto nella boxe semi-professionistica non esiste e non esisterà mai una combine degli incontri. L’agonismo che si ha dentro, le rinunce e i sacrifici fatti per arrivare sono talmente impagabili che non possono esistere trucchi a livello dilettantistico. Anche per questo motivo gli sponsor dovrebbero investire di più nel pugilato, mentre tutto lo sport dovrebbe ripartire dall’insegnamento della boxe puntando sui “dilettanti” per ricostruire un tessuto sportivo fatto essenzialmente di valori.

*Presidente ed istruttore della Società Sportiva  Fight & Fitness, ex pugile


 

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