La Premier League guarda dunque con preoccupazione alle decisioni dell’OFCOM. Progetti di frammentazione dei diritti (fino a sei diversi pacchetti di diritti live con incontri dal sabato pomeriggio al lunedi sera) sono stati stati studiati per cercare di garantire il mantenimento delle revenue anche nel caso in cui la EU dovesse regolamentare il mercato in senso concorrenziale. Una simile strategia era stata seguita anche nel 2004, quando tuttavia SKY partecipò e vinse l’asta con un’offerta congiunta. Una possibilità che difficilmente verrebbe accettata una seconda volta dalle
autorità.

Tecnicamente OFCOM non ha competenza specifica nella questione dei diritti televisivi della Premiership, dal momento che il dovere di vigilanza spetta all’Unione Europea. Ma i recenti sviluppi nella normativa comunitaria hanno fatto sì che i rappresentanti della EU consultino regolarmente i propri colleghi per avere un quadro dettagliato dei mercati televisivi nazionali, nonchè un suggerimento competente sui loro possibili sviluppi.

All’inizio dell’estate la EU aveva già dato indicazioni di voler ridurre addirittura del 50% la quota di prodotto detenuta da SKY. Non sembra tuttavia probabile che il nuovo accordo venga firmato prima della fine del prossimo anno, ed è più probabile che il tutto venga rimandato alla primavera del 2007. Per quella data potrebbero aver trovato nuova forza le istanze di coloro che vorrebbero cambiare le modalità di gestione dei diritti e arrivare a una contrattazione individuale, sul modello di quanto avviene in Italia. La critica alla vendita collettiva viene in particolare da Malcom Glazer, che avrebbe individuato proprio nella cessione autonoma dei diritti un modo per sopperire al calo di revenue patito negli ultimi anni, a tutto vantaggio di Chelsea e Arsenal.

Secondo quanto riporta il quotidiano inglese Telegraph, un cambiamento di politica distributiva porterebbe il Manchester
addirittura a raddoppiare i GBP 30 milioni attualmente percepiti grazie agli accordi televisivi.