Ciclismo: sponsor intervenite!
Nuove ombre sul ciclismo, dopo lo scandalo doping che ha sconvolto il Tour de France (attualmente in svolgimento). Campioni del calibro di Ullrich, Mancebo, Vinokourov e il “nostro” stesso Ivan Basso (vincitore del Giro d’Italia 2006) sono fuori dalla corsa con la “spada di Damocle” di un’accusa infamante: aver fatto uso di sostanza dopanti per andare più forte. Ovvero truccare, di fatto, il risultato sportivo.
Non sappiamo se questi atleti sono colpevoli, questo compito toccherà solo ai giudici sportivi. Un fatto è certo. Il ciclismo non riesce a darsi un’immagine pulita. Nonostante che dietro questo splendido movimento vi siano organizzazioni di tutto rispetto e Federazioni, che, almeno sulla carta, dovrebbero riuscire a contrastare questo male endemico. Invece, ogni anno ce n’è una nuova. E i campioni che hanno sostituito i Pantani di turno finiscono anch’essi nello stesso girone dantesco che è toccato per molti anni al “Pirata”. I tifosi, e questo è il bello del ciclismo, continuano a seguire i loro beniamini sulle strade di montagna più impervie. Ma prima o poi tutto questo finirà. C’è sempre un punto di non ritorno.
Che senso ha vedere una gara senza poter avere la certezza assoluta che chi vi partecipa (magari proprio il beniamino che si tifa) non fa uso di trucchi scientifici? Alla fine qualcuno si chiederà se non sia meglio seguire altre discipline sportive (dal vivo o in tv). E magari, prima o poi, se lo chiederanno anche gli sponsor che continuano a investire su questo sport. Anche in questo caso senza una vera e propria logica. Ha senso abbinare il proprio nome ad una disciplina ormai incontrollabile, che, alla vigilia della corsa a tappe più popolare del Mondo, perde tutti i suoi pezzi più pregiati per accuse infamanti? Anche qui ci vorrebbe il “buon senso”. Gli sponsor dovrebbero dare un segnale forte: abbandonare in massa questa disciplina per far capire a chi fa il furbo (che non è più la mela marcia, se andiamo a vedere le accuse di doping che avvengono su base stagionale in tutto il Mondo), che, probabilmente, non guadagnerà più quelle cifre, visto che, senza i soldi degli sponsor, anche nel ciclismo, non si corre.
E’ incredibile che questo segnale forte debba arrivare dal mondo degli sponsor (toccherebbe più alle Federazioni ai team che gestiscono quotidianamente gli atleti), ma ben venga, perché, una volta per tutte, questo splendido sport sarà “riconsegnato” ai suoi legittimi destinatari: i tifosi. Ma con un’immagine pulita, finalmente! Chiudo con le parole di Dick Pound, il presidente della Wada, che in un’intervista a Bbc radio si è rivolto al mondo del ciclismo e ha affermato brutalmente: «L’immagine del vostro sport e, adesso, del vostro evento di bandiera è ai margini e dovete farci qualcosa». Speriamo che al monito di Pound seguano finalmente i fatti. Vi terremo aggiornati.
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